Radici e semantica delle parole sarde rivisitate mediante i dizionari delle lingue mediterranee (lingue semitiche, lingue classiche). Laboratorio linguistico, di storia e di cultura sarda a Biella
Il culto sardo della Madonna d’Itria deriverebbe da un dipinto di Madonna-con-Bambino portato da Gerusalemme a Costantinopoli nel 401-450, collocato infine nel monastero detto delle Guide (biz. ódigon). Da esso la Vergine prese il nome di Odighítria (Oδηγήτρια, colei che conduce, mostrando la direzione, composto di ὁδός ‘via’ + ἄγω, ἡγέομαι ‘condurre, guidare’). Il culto poi sarebbe arrivato in Sardegna (forse durante la lotta iconoclasta nell’VIII secolo?). La paternità di tale narrazione è di Anton Francesco Spada, Storia della Sardegna cristiana e dei suoi santi, pp. 116-117.
Riconosco che i Sardi con frequenti semplificazioni giungono spesso a smembrare i nomi, quindi dovremmo accettare, chissà, che il nome straniero Odigh-ítria si sia logorato a rovescio, perdendo per strada il semantema e trattenendo soltanto il suffisso (-ítria, antico –ḗtria). Questo suffisso greco ha buona compagnia (vedi gr. geōme-tría e tanti altri in –tría, –tería, ecc.). Tuttavia è singolare che in Sardegna un suffisso (che in sé è una mera particella funzionale) abbia fatto piazza pulita della parte significante (Odig-) e da solo si sia assunto il compito di significare ‘Guida’, mentre scientificamente non significa proprio nulla.
Nell’intento di sanare questa assurdità, qualche anno fa subentrò l’etimologo Eduardo Blasco Ferrer (Paleosardo, p. 103), alfiere della scuola di etimologia dell’Università di Cagliari. Sappiamo che fino a quando visse egli credette strenuamente (e fece credere) alle origini basche della lingua sarda; dunque per lui fu spontaneo e palmare spodestare Anton Francesco Spada e proporre l’identità di Oδηγήτρια col basco bide ‘cammino, sentiero’. Ma chiunque avrà notato che bide viene confrontato da lui soltanto con Oδη- (leggi: odi-), e pertanto a me casca l’asino sui piedi, poiché tra i due membri c’è identità soltanto con una –d-. Inoltre quel magnifico etimologo si dimenticò di render conto del restante –ghítria. Insomma, EBF rivendicò l’identità di una parola basca di 4 suoni con una greca di 9 suoni soltanto perché hanno in comune una –d-. Invito il lettore a contenere i motti di meraviglia, poiché alla scuola di etimologia dell’Università di Cagliari ci hanno abituato a narrazioni anche più esaltanti, tipo quelle del barone di Münnchausen.