Sabato 22 novembre 2003 – saloni di via Galileo, 11 – Biella – corso di musica e di danza tradizionale
Musica alpina di “La quinta Rua” – musica sarda di “Purissima Sanna” e Francesco Bassignana- Festa da Ballo
Artisti di particolare valenza simbolica, oltre che di grande maestria, ecco i protagonisti di Su Nuraghe in Musica 2003. Ospite di questa manifestazione, giunta alla terza edizione, sarà “La quinta rua“, gruppo biellese di musica tradizionale.
Le note sarde saranno prodotte dalle armoniche a bocca di suonatori che da anni risiedono in terraferma: Purissima Sanna di Aosta e Francesco Bassignana di Trivero.
La formazione biellese, composta dal nucleo storico dei “Refolé“, si è arricchita negli anni di nuovi suonatori, molti giovani e giovanissimi.
I loro strumenti sono flauti e ghironde, cornamuse e violini, tamburi, organetti diatonici e tanti, tantissimi oggetti di uso comune, convertiti alla produzione di melodie, tutte particolarissime.
Ecco che da tegole, scodelle e persino da xiveddas, le grandi conche sarde per la realizzazione degli impasti di farina, vengono estratti suoni di bordone, gradevoli e speciali. Nonostante recenti contaminazioni, le danze e i balli piemontesi sono quelli che scandivano i momenti di festa nel mondo contadino, “montagnin e campagnin“, di qua e di là dell’alpe. Infatti molti balli hanno nomi che rimandano alle parlate provenzali, occitane o liguri, come il rigouduon, la courenta, la tresso, la controdanso, o a nomi provenienti da territori ancora più vasti e lontani come polka e valzer. A volte sembra di trovarsi davanti a versioni popolari con tracce antiche di contaminazioni dotte.
Certamente le musiche di corte, quelle dei “signori”, hanno avuto un loro influsso sulle composizioni melodiche, così come la cucina nella preparazione dei cibi o gli abiti dei nobili nella foggia dei vestiti popolari, influenzando a volte anche la quotidianità e non solo i momenti calendariali più significativi.
Il mondo della tradizione ha rifunzionalizzato, ha “digerito”, fatto suo il suo presente, fino ad arrivare a quello che dal mondo della tradizione è giunto e giunge fino a noi.
Nelle musiche che sabato 22 novembre prossimo verranno proposte, coglieremo, come riflesso in uno specchio, anche alcune antiche usanze del mondo cerimoniale alpino.
La musica, definita linguaggio degli dèi nel mondo classico, veniva “suonata” e ballata durante feste comunitarie in piazza o sull’aia: nei riti di passaggio come i matrimoni, nelle feste solari “dei morti” e “di fine anno” o in quelle lunari del Carnevale.
A volte si tratta di canzoni di questua, rito che permetteva di ridistribuire risorse alimentari o le canzoni di maggio, saluto e inno alla primavera, alla nuova stagione, alla fertilità e alla rinascita.
Al canto si accompagna il ballo.
I ballerini, ancora oggi, nel loro ruolo quasi ieratico assumono le codificate posture rituali.
È assai semplice individuare i balli che più recentemente la tradizione ha inglobato e sussunto. Questi, generalmente, sono i balli di coppia, anche se a volte le figurazioni conservano i tratti più arcaici del ballo in cerchio. E proprio il ballo in cerchio, su ballu tundu, il ballo tondo, caratterizza la quasi totalità dei balli sardi.
La Sardegna è una terra conservativa per il fatto di essere “isola”, staccata dal resto del mondo e con il quale, da sempre, è stato difficile relazionare.
Non solo. Gli elementi, gli apporti esterni, una volta penetrati, hanno finito con il diventare parte stessa della tradizione dei Sardi, carne della loro carne, terra della loro terra.
Soffermandoci ai balli, basti pensare alle diverse danze, caratteristiche perlopiù la zona campidanese, quella parte pianeggiante dell’Isola più esposta all’influenza dei forestieri, a sos istranzos, agli arrivati, a sos accudidos.
Certamente più difficile, e perciò stesso minore è stata l’influenza nelle Barbagie, nella parte montuosa del territorio. Qui, ancora oggi, si possono riscontrare balli antichi come su passu torradu, con le mille varianti caratterizzanti singoli paesi. Diffuso su tutto il territorio sardo rimangono su dillu e su ballu tundu. E proprio su ballu tundu è conosciuto come su ballu sardu. Il ballo comunitario antico che addirittura identifica nel ballo la stessa isola dei sardi.
Non resta che cogliere l’occasione offerta da Su Nuraghe in Musica per andare, anche solo per una sera, all’origine, alle nostre radici.
Battista Saiu