Sabato 18 dicembre, Serata di Auguri

con la presentazione di Su Calendariu 2005

E’ un biellese sradicato, un Vallecervino che nasce a Firenze, conosce i banchi di scuola a Napoli e poi torna nella Biella che cresce di fabbriche, ciminiere e comignoli. È l’ultimo di una stirpe di grandi costruttori. Amerigo Boggio Viola, il suo nome. Amerigo che gira il mondo e che l’America, in beffa al suo nome, mai la vedrà. La sua storia è una storia di pietre e fatica, di eccessi e di sogni. Ma anche la storia di una diga sul Coghinas, nel mezzo della Sardegna. Di una diga prodigiosa, la più grande d’Europa. Una storia dimenticata che ha però segnato il destino di un paese. È la storia di un cantiere che ha cambiato le abitudini di migliaia di persone.

È una storia che si deve leggere al di qua e al di là del mare, tra le guerre e i siluri, tra gli interessi delle multinazionali e le speranze della gente.
Perché è la storia di due popoli lontani.
Lontani, certo. Ma con tante storie in comune.
Amerigo non sa far altro che domare la pietra. La sua terra, la Valle Cervo, è una terra di pietra. Sienite. Roccia dura ed avara. E la sua famiglia ha sempre dato forma alla pietra. Dopo aver appreso l’antico mestiere dei padri, gli viene offerto un incarico importante in Sardegna. Creare il bacino idrico del Coghinas. Sulla carta è il bacino idrico più grande d’Europa. Dovrà alimentare una centrale elettrica e fornire energia alla Sarda Ammonia, un’impresa di prodotti chimici che produrrà fertilizzanti nell’ottica di un ambizioso sogno: creare aree agricole fertili ed irrigate nella grande Isola. Non sono molti i capocantiere capaci di mettere in opera quello che ha pensato l’Ingegner Dolcetta.
Amerigo ne è capace. Lui può.
Lui sa costruire una diga di pietra, scalpellata a mano, capace di convincere il Coghinas a smettere di essere fiume per diventare il più grande lago artificiale mai visto.

Edoardo Tagliani

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