Domenica 30 Aprile, ore 10,30 – Basilica S. Sebastiano, memoria in ricordo dello studioso amico della Sardegna
Alla fine della cerimonia religiosa salve beneaugurali dei Fucilieri di Su Nuraghe sulla nuova “Piazza Alberto Della Marmora”
Dopo decenni di assordante silenzio, finalmente, anche Alberto Ferrero Della Marmora gode qui a Biella del dovuto riconoscimento. A quasi dodici mesi ormai dall’inaugurazione della piazzetta a lui intitolata, infatti, il Circolo Su Nuraghe ha deciso di festeggiarne l’anniversario, rendendo nuovamente omaggio alla memoria di un personaggio biellese, notoriamente amico della nostra Terra e della nostra gente, che proprio nella sua città era stato quasi dimenticato.
Per questo motivo il prossimo 30 aprile (Alberto era nato il 7 Aprile 1789), si terrà una cerimonia in suo onore. Si partirà con la tradizionale Messa, celebrata nella basilica di san Sebastiano, al termine della quale avverrà la deposizione di fiori, decorati con rami di mirto e corbezzolo, vicino all’insegna della nuova piazza a lui dedicata tra via De Fango e via Quintino Sella. In questo modo il Circolo lo ricorderà proprio a due passi dalla chiesa che ne ospita le spoglie mortali. È soltanto un gesto semplice e piccolo, che appare doveroso nei confronti di chi, giunto in Sardegna, non considerò l’Isola una terra di conquista abitata da barbari, come troppo spesso è accaduto nella storia, ma un oggetto di studio dal punto di vista culturale, etnologico, geografico e archeologico, rispettando le usanze e le tradizioni della popolazione. Un esempio di tutto ciò sono i numerosi studi condotti sulla Sardegna. Alberto La Marmora, durante il suo soggiorno in Sardegna, durato 13 anni 4 mesi e 17 giorni, percorse l’isola in lungo e in largo con l’intenzione di disegnarne la carta geologica appoggiandola a quella geografica già da lui costruita e pubblicata dal Rizzi-Zannoni. Alla fine l’opera, fatta incidere a Parigi e pubblicata in due fogli nel 1845, rimase per oltre mezzo secolo la migliore rappresentazione cartografica dell’Isola. Non è un caso in fondo se ancora oggi la punta più elevata del Gennargentu porta il suo nome, il nome di chi per primo ne riuscì a misurare l’altezza.
Vanno poi ricordate le opere descrittive Voyage en Sardaigne del 1857 e L’itineraire de l’Ile de Sardaigne del 1860, la cui pubblicazione gli costò 30 mila franchi, che si andarono ad aggiungere agli 80 mila già spesi per la Carta di Sardegna del 1845 e senza contare le spese di viaggio.
Una somma notevole per il tempo, “sacrificata” per l’illustrazione e l’approfondimento delle caratteristiche della nostra terra. Alla luce di tutto ciò e degli oltre cinquanta lavori scientifici da lui compiuti in Sardegna, anche l’inaugurazione della piazzetta avvenuta nel giugno scorso, unico caso in tutta la penisola, assume un’importanza simbolica non indifferente.
Perché, anche se a Biella il suo nome stava iniziando a sbiadire, noi Sardi, si sa, e molti ce lo riconoscono, siamo riconoscenti e non dimentichiamo gli amici della nostra Terra, ricambiandone l’amore e l’amicizia.
Matteo Floris