Biella: 60 uomini della Brigata “Sassari” per inaugurare il monumento che celebra l’Unità dell’Italia
Nuraghe Chervu è innanzitutto un monumento alla Brigata “Sassari”. La scelta di dedicare l’opera alla famosa Unità sarda non è casuale e in armonia con la località che la ospita.
Ricordare la Brigata “Sassari”, infatti, significa rammentare il contributo e la partecipazione dei Sardi al processo di formazione dell’Italia. Partecipazione che può essere vista sotto diverse angolazioni. Da una parte ricordando che la lotta di unificazione nazionale partì proprio dall’allora Regno di Sardegna, dall’altra (ben più significativa) non dimenticando che proprio dall’Isola, dai suoi abitanti e dalla Brigata “Sassari” fu pagato uno dei prezzi più alti durante la Prima Guerra Mondiale. Un chiamato alle armi ogni otto abitanti, questo è l’apporto che la Sardegna diede per combattere quella che, da molti, è considerata la quarta guerra risorgimentale e cioè l’ultimo atto della travagliata unificazione italiana. E dunque quale migliore modo per ricordare i novant’anni dal termine del Primo Conflitto Mondiale, se non quello di onorare chi pagò con il più alto contributo di sangue?
Oltre 13.000 soldati sardi persero la vita sul campo di battaglia, a questi si aggiungono i 523 Caduti biellesi che l’opera vuole allo stesso modo ricordare, insieme ai 650mila Caduti italiani della Grande Guerra.
Il ruolo di Alberto La Marmora
Tra i tanti elementi che legano Biella alla Sardegna e alla Brigata “Sassari” non c’è soltanto il sacrificio compiuto per l’unificazione italiana, ma anche un uomo. Si tratta di Alberto Ferrero Della Marmora, esponente di una delle famiglie “storiche” locali che dedicò buona parte della sua vita allo studio della realtà mineraria sarda oltre che biellese. Non è un caso che sia la punta più alta del Gennargentu, così come tante piazze delle località isolane portino il suo nome.
Anche la Brigata “Sassari”, a cui come detto è dedicato il Monumento, conserva un rapporto molto stretto con lo scienziato biellese vissuto nei primi anni dell’ottocento, come dimostra il nome della sede sassarese del Comando militare, tuttora intitolata proprio al Gen. Alberto La Marmora. Rapporto che il caso ha voluto rafforzare nel 1988, anno della ricostituzione del corpo (sciolto all’indomani dell’8 settembre), ma pure duecentesimo anniversario della nascita del senatore del Regno di Sardegna.
Dedicare il nuraghe alla Brigata “Sassari” vuol dire quindi anche ricordare, come già successo con l’inaugurazione della piazzetta antistante il chiostro di San Sebastiano, un personaggio biellese che tanto ha significato nella storia di Sardegna.
Matteo Floris
Nelle foto: due giovani soldati di Pozzomaggiore e tre giovani “Sassarini” di Abbasanta.