Su Nuraghe Film: Sardegna oggi, 1964

Sabato 17 maggio, ore 21 “Su Nuraghe Film” – via Galilei, 11, Biella, verrà proiettato il film “Sardegna oggi, 1964”, una pellicola realizzata da Guido Re nel 1964.
Si tratta di un documentario in 8 mm girato con scarsi mezzi tecnici in Sardegna (allora terra di forte emigrazione) durante due settimane di vacanza in seguito al conseguimento della Laurea.
Alcune scene sono state girate nell’oristanese, presso i pescatori di Cabras e ad Orgosolo, allora irraggiungibile.
Guido Re si era recato in Sardegna insieme all’amico Flavio Giranzani, entrambi di Legnano, per incontrare alcuni studenti di Ozieri, aderenti alla locale Associazione di cineamatori.
In località Maristella di Porto Conte (Alghero), avevano affittato alcuni locali messi a disposizione dall’Asilo per potersi ritrovare liberamente e scambiare le comuni esperienze.
Nonostante la qualità delle immagini – anche a causa del necessario riversamento – non sia del tutto sufficiente da un punto di vista tecnico, il documento presenta alcuni elementi interessanti sia per le immagini raccolte, testimoni la realtà dell’epoca, sia per le poesie di Giovanna Maria Sini, animatrice locale della lieta comitiva di studenti sardi e continentali.
Di Giovanna Maria Sini, interprete di quella Sardegna lontana che cercava di inserirsi nella modernità, è la voce calda e carica di pathos, registrata con uno dei primi registratori “Geloso”, di cui si allega un testo:

MADRI DEL SUD (1.36)

Passiamo lente, con la pelle bruciata,
rugosa di pesi, di fatica.
Solenni e fiere per i poeti di cieli lontani;
curve, rassegnate dalla nostra terra del sud.

Gli occhi arrossati abbiamo,
come le mani ruvide dal vento,
il cuore gonfio di miseria, di parole amare,
di destini chiusi.

Vediamo i figli, i nostri figli del sud
che volano via come grandi uccelli migratori,
abbagliati dal sole, da miraggi lontani.

Forse domani li vedremo partire;
stasera cantano ancora con le chitarre piene di vento.

E la notte… così breve… così sola…
ci dilania.

Forse non li vedremo tornare i figli;
poveri figli del sud;
forse non li vedremo morire.

Noi resteremo qui,
come cornacchie tristi e lente,
con le carni a brandelli e gli occhi aridi, secchi;
forse solo la sera torneremo alla vita
nel sentire, col vento, canti d’amore,
le chitarre che suonano lontano.

Battista Saiu

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