Festa di Sant’Eusebio da Cagliari Patrono del Piemonte

Eusebio fu una grande figura di credente e di pastore con il suo modo di pensare, di agire e di testimoniare la fede. A noi tocca il compito di rimanere in questa continuità, di farcene carico e di trasmetterla a una società che si radica anche nel tempo che l’ha preceduta. (Cardinale Tarcisio Bertone, S.D.B., Segretario di Stato, Arcivescovo emerito di Vercelli)

axentere in processione con il tipico copricapo fiorito e alabardieri di scorta alle reliquie del santo sardoIl primo di agosto la Chiesa celebra la Festa liturgica di Sant’Eusebio, il Santo cagliaritano nominato nell’anno 345 da Papa Giulio I, 1° Vescovo di Vercelli. Così è stato a Vercelli, la più antica Diocesi del Piemonte. Nelle parrocchie a lui intitolate la festa viene fatta slittare alla domenica successiva.
I Sardi del Biellese si sono uniti ai fedeli delle parrocchie eusebiane di Vallemosso, di Ternengo, di Muzzano, di Riabella, San Paolo Cervo, di Pezzana e di Roasio Sant’Eusebio.
Domenica 2 agosto, una delegazione del Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe di Biella ha voluto rendere omaggio al conterraneo Eusebio, inviato in Piemonte 1664 anni fa per cristianizzare questa regione alpina, partecipando alle celebrazioni della Parrocchia eusebiana di Bollengo (To), nella Diocesi di Ivrea.
In questa Chiesa del Canavese si sono conservate interessanti forme di ritualità polare molto partecipate. Alla processione di Sant’Eusebio da Cagliari, sono presenti gli sposi che hanno contratto matrimonio nell’anno. Due coppie sfilano in processione portando sul capo particolari composizioni floreali dette axente. Le donne, coadiuvate da due damigelle dette axentere, hanno il compito di portare materialmente in testa, su appositi cercini, i curiosi copricapo a forma di cono, altri più di un metro e decorati con fiori diversi, mentre i mariti scortano le reliquie del Santo impugnando antiche alabarde ornate di nastri colorati.
Per l’occasione vengono confezionati abiti nuovi per le axentere e le priore; le donne indosseranno i vestiti cerimoniali di Sant’Eusebio solo in quest’occasione e durante le altre feste che si terranno nell’anno, fino al subentro delle nuove coppie dell’anno successivo.
L’uso degli alberi fioriti che rimandano ai “maggi”, presenti perlopiù in ambiente sacro, sono molto diffusi in Piemonte e, a seconda delle località, vengono chiamati in modo diverso: “bran“, in Valsusa; “cavagnette“, nell’Ossola; matarille, carità, axente o atsènt, nel Canavese, nel Torinese e nella “Provincia Granda“.
Queste composizioni fiorite che possono raggiungere i tre metri di altezza, si possono considerare oggetti di culto cristiano stabilmente inseriti in un preciso rituale liturgico. Risalirebbero agli alberi di maggio,”i maggi“, e a strutture simili, molto diffuse in buona parte dell’Europa come oggetti al centro di feste di inizio anno o di un ciclo stagionale tese a celebrare e favorire nuovi abbondanti raccolti, passate poi progressivamente in rituali cristiani come le feste patronali.
La loro origine precristiana è testimoniata dalla censura presente in alcune disposizioni sinodali come quelle del Sinodo di Ivrea del 1602 in cui criticava la “persistenza di culti di fertilità costituiti da processioni di sole donne attraverso le campagne per assicurare un buon raccolto. In queste processioni le donne rivestono abiti delle feste aggiungendo ornamenti particolari come fiocchi, nastri, collane e portano sulla testa un copricapo molto alto a forma di piramide tutto quanto ricoperto di fiori”.

Battista Saiu

Sant’Eusebio da Cagliari – Sant’Eusebio di Vercelli

breve scheda biografica

Nato in Sardegna alla fine del III secolo da Santa Restituta.
In Cagliari esiste l’antica chiesa ipogeica intitolata alla santa madre di Eusebio.
Ancora bambino, Eusebio emigrò da Cagliari a Roma dove frequentò la Schola insieme al futuro Papa Liberio.
Per acclamazione popolare dei Vercellesi venne eletto – sebbene straniero – Vescovo della città; il Papa San Giulio I ratificò l’elezione domenica 15 novembre 345 e a Roma lo ordinò primo vescovo di Vercelli e del Piemonte.
Nel 355 partecipò al Concilio di Milano, invitando i presenti a firmare il Simbolo Niceno, contro gli eretici difesi dall’imperatore Costanzo. Per questo fu condannato all’esilio a Scitopoli in Palestina. Subì carcere e fame, violenze e minacce; venne successivamente trasferito in Cappadocia e poi in Tebiade, finché nel 361 un editto dell’imperatore Giuliano l’Apostata lo rese alla libertà.
Convocò il Concilio dei Confessori ad Alessandria d’Egitto nel 362, radunando, assieme a San Lucifero, Vescovo di Cagliari, gli altri “vescovi niceni”.
Morì il 1° agosto del 371, all’età di settant’anni circa; le Sue reliquie riposano ora nella cappella a Lui dedicata nella cattedrale di Vercelli.
Papa Giovanni XXIII, con Breve apostolico del 24 novembre 1961, elesse “Sant’Eusebio, Vescovo e Martire, Patrono di tutto il Piemonte, con gli onori e i diritti liturgici che competono ai Patroni“.
Nel 1985 l’Arcivescovo di Vercelli, Tarcisio Bertone ha aperto l’Anno Eusebiano.
Nel 1996, spontaneamente promosso dal Circolo Culturale Sardo “Su Nuraghe” di Biella, si è tenuto il Convegno Nazionale “Eusebio da Cagliari alle sorgenti di Oropa”, presso il Santuario Mariano Alpino di Santa Maria di Oropa, nei giorni 21 e 22 settembre – secondo la tradizione fondato proprio da Sant’Eusebio – in collaborazione con le Università dell’Isola, e dalla Facoltà Teologica della Sardegna.
L’incontro oropense ha voluto essere contributo al significato eusebiano e alla tradizione mariana in Terra biellese, nonché omaggio al conterraneo Eusebio, nel 1650° anniversario della Sua elezione a Presule della prima sede vescovile del Piemonte, grande figura di Santo e Confessore, Padre della Chiesa, nostro fratello, figlio dell’Isola di Sardegna.


Nell’immagine: Bollengo (To), Parrocchia di Sant’Eusebio da Cagliari, axentere in processione con il tipico copricapo fiorito e alabardieri di scorta alle reliquie del santo sardo.

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