Biella, un palazzo dalla forte personalità ospita Paolo Fresu

Centro Polifunzionale di idee – Laboratorio di Arte e Cultura – importante nodo polifonico in Biella – Un ambiente creativo che pretende un fruitore a sua volta creativo.

Biella, Palazzo Boglietti
Biella, Palazzo Boglietti.

Sullo slargo stradale determinato dalla via Fratelli Rosselli e dal viale Macallè, due importanti tracciati viari che disegnano la periferia sud-ovest della città di Biella, quasi in asse con viale Macallè: oggi finalmente si apre al pubblico un edificio molto particolare, inconfondibile nel tessuto urbano circostante.
Giovanni Boglietti, un imprenditore coraggioso e lungimirante, la cui famiglia ha in questo luogo le sue radici più profonde, si è impegnato per quindici anni nella realizzazione di un progetto non solo edilizio. Affinché sul terreno libero, non più utilizzato dall’azienda di famiglia, fosse lasciato un segno importante, che attraverso il ricordo e la testimonianza della sua storia, potesse diventare punto di forza per la costruzione di un futuro inedito e imprevedibile.
L’incontro con l’architetto Alberto Rizzi è stato particolarmente fortunato perché Giovanni Boglietti ha trovato in lui un perfetto interprete del suo ambizioso progetto.
Ora il Palazzo Boglietti – la costruzione non poteva che chiamarsi così, in onore del suo mecenate – si eleva davanti a noi. E’ un organismo fantastico, un volume dinamico, quasi un vortice pietrificato che attrae lo sguardo e contemporaneamente lo spinge in alto verso il cielo.
E’ quasi l’astrazione di un fuso che inconsciamente si ripropone qui a Biella come simbolo incancellabile dell’attività legata alla filatura che per secoli ha caratterizzato questi luoghi.
Occorre che la memoria non scompaia e non si cancelli.
L’insieme è anche un diapason, uno strano strumento acustico che riceve nelle sue anse e riflette dalle sue pareti curve pensieri e messaggi. Una specie di antenna ricevente e trasmittente.
Un edificio così concepito non poteva che diventare un Centro Polifunzionale di idee e un Laboratorio di Arte e Cultura, un nodo polifonico importante in Biella, proprio in questo momento storico in cui la città deve trovare e inventare una sua nuova identità non avulsa dalla particolarità e dall’unicità del suo passato.
L’edificio è ancorato saldamente al suolo attraverso una massa rocciosa pesante di pietra Verde delle Alpi proveniente dalle cave di Gressoney, di proprietà della signora Revil, non lavorata, anzi esso sembra nascere da un gigantesco masso trasportato qui in epoca glaciale. Da questo masso liberamente si snodano volute, gusci e volte rovesciate che seguendo un movimento ascendente si proiettano verso l’alto per concludersi in un pinnacolo. La metamorfosi con la natura avviene con spontaneità. I venti trovano delle superfici avvolgenti e risuonano negli interstizi, l’acqua è raccolta nelle forme concave e di nuovo distribuita da piccoli gocciolatoi disegnati con calcolo nella loro parte convessa.
Gli spazi che vengono a definirsi sono informali, imprevedibili, ricchi di sorprese, di effetti scenici, vivaci e continuamente mutanti.
Dell’ambiente circostante solo ciò che è più vicino alla natura, è accolto all’interno e viene a farvi parte sempre in modo inusuale. Il cielo è ritagliato e catturato entro cornici dalla geometria non definibile. La vegetazione si insinua nelle fessure e caratterizza l’al di là delle vetrate. Mentre gli edifici circostanti poco significativi perdono importanza e scompaiono, quando percorriamo i molteplici spazi interni, quando seguiamo come intorno alla spoletta di un fuso, il percorso che ci porta verso il cielo.
Una strana oasi che isola e valorizza solo ciò che esiste di positivo.
Un ambiente creativo che pretende un fruitore a sua volta creativo.

Pietro Ricciardi

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