Dalla Quaresima alla Pasqua

pardulasLungo tutto il periodo compreso tra l’inizio della Quaresima e la Domenica di Pasqua si confezionavano numerosi pani cerimoniali, spesso con forme rievocanti momenti significativi della vita di Gesù (per esempio la resurrezione di Lazzaro), oggetti legati alla Crocefissione (la croce, la scala, la corona di spine), simboli cristiani (per esempio il pesce, la colomba).
All’inizio del periodo quaresimale, un tempo contrassegnato dalla osservanza di precise regole di penitenza e digiuno, in alcune località si preparava un pane non commestibile a forma di donnina con sette gambe: la pipìa de Carèsima (meglio conosciuta nella versione in carta), alla quale ogni settimana si staccava una gamba, conteggiando in tal modo, come in un calendario, il tempo che separava dalla Pasqua. La medesima funzione avevano anche dei pani a corona, con un numero di ingrossamenti che si riducevano di settimana in settimana.

Lo stretto legame tra tradizione popolare e liturgia nel ciclo pasquale, è ravvisabile anche nei pani cerimoniali. La Domenica delle Palme, la cui celebrazione aveva il momento culminante nella benedizione dei rametti di olivo e delle foglie di palma artisticamente intrecciate, era caratterizzata quasi ovunque anche dalla modellazione di pani: fatti di strisce di pasta intrecciate e decorate con fiori, uccellini, mandorle, che riprendevano il motivo della palma benedetta. Tali pani per lo più costituivano solo un dono per i bambini; talora avevano una sacralità più accentuata e, al pari delle vere palme, venivano conservati da contadini e pastori con funzione magico-propiziatoria.
Il legame tra ciclo pasquale e ciclo agrario si riscontra anche in alcuni pani particolari della Domenica delle Palme (per esempio sa pertusìta e s’òmine) destinati ai contadini o appesi dai pastori negli ovili a protezione dei bestiame.
La funzione liturgica della “lavanda dei piedi”, il Giovedì Santo, prevedeva in alcune località anche la benedizione e la distribuzione ai poveri, ai confratelli, ai bambini, di un apposito pane.
Il pane destinato alla Domenica di Pasqua doveva essere bianco, lucidato, lavorato con molta cura; spesso era caratterizzato da un uovo col guscio incorporato, prima della cottura, nella pasta modellata.
Nell’area settentrionale, si preferiva decorare in modo particolare la sfoglia circolare e morbida del tipo spianata; al centro-sud si avevano forme croccanti, spesso colorate con zafferano e decorate con rametti di finocchio selvatico. Le forme erano molto varie, anche in relazione ai destinatari dei pani cerimoniali (parenti, amici, bambini ecc.); tra le più diffuse quelle a corona o ghirlanda, quelle a ferro di cavallo, quelle a cestino o borsetta e quelle – per lo più fatte per i bambini – antropomorfe (bambolina) e zoomorfe (galletto, pulcino).

Battista Saiu

Nell’immagine: pardulas.

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