Ludovica Pepe Diaz nasce a Napoli da padre napoletano e da madre tedesca di origine polacca. Dall’età di 5 anni vive a Milano. Fin da piccola si dedica alla poesia. Negli anni ’60 si tengono letture delle sue poesie nei più importanti circoli letterari di Milano. Continua a scrivere fino al 1970 quando, l’improvvisa e tragica morte del padre, il pittore Luigi Pepe Diaz, la costringe ad una vita concentrata sul concreto con conseguente abbandono della poesia. Riprende a scrivere solo nel 2000 quando riacquista la perduta serenità e nel 2008 decide di pubblicare la raccolta completa delle sue poesie per farne dono alle persone che le sono più care.
Per 21 anni è Educatrice nelle Civiche Scuole Materne del Comune di Milano e, negli ultimi 6 anni, ne diventa Direttrice Didattica. Durante questo percorso elabora un particolare metodo didattico di espressione attraverso il colore e il suo simbolismo.
Dal 1974 al 1978 fonda e dirige il Children’s Art Studio (Laboratorio del colore privato dove applica il suo metodo didattico). Durante questa esperienza Bruno Munari collabora con lei.
Andata in pensione, continua il suo lavoro, di formazione professionale ed aggiornamento per le Educatrici di Nido e Scuola Materna per il Comune di Milano. Si trasferisce a Biella nel 1995, dove riprende la sua attività diffondendo il Metodo con corsi di aggiornamento sia per i Nidi di Biella, Vercelli, Ivrea e Borgofranco, che creando Laboratori per diversamente abili presso la Domus Laetitiae e l’ANFFAS.
Fra le sue numerose attività, svolge conferenze, partecipa a trasmissioni di Radio Piemonte Stereo, al progetto “Giocare in Ospedale” della Provincia di Biella e svolge altri numerosi corsi di aggiornamento rivolti a volontari (ABIO e Naso in Tasca), infermiere pediatriche, operatori sociali e genitori.
Nel 1996 inizia la collaborazione, che dura a tutt’oggi, con la Fondazione Clelio Angelino ONLUS, per le leucemie infantili, allestendo e conducendo un Laboratorio di Creatività.
Nello stesso anno sposa, in seconde nozze, Biagio Picciau, e si avvicina alla Comunità dei Sardi.
Nel 2000, dalla sua esperienza di volontariato con i bambini rumeni della Fondazione “Bambini in emergenza” di Mino D’Amato, nasce la fiaba “La felicità è a colori”, pubblicata a favore della Fondazione Clelio Angelino.
Nel 2008, dopo un percorso di analisi e l’incontro con la pittrice Miriam Marceddu, si permette di accedere alla pittura come non aveva mai fatto prima per un temuto confronto col padre pittore.
L’occasione le è data dal tradurre in immagini il suo mondo poetico.
Nascono così i quadri-illustrazione che decide di esporre.
Attualmente, Ludovica Pepe Diaz vive e lavora a Biella dove ricopre la carica di Presidente del Consiglio della Chiesa Evangelica Valdese.
Hanno detto di lei
Ho letto le tue poesie ed ho sostato, sognante, all’ombra delle chiome verdi… brava!
Mi hai rivelato, ma pure confermando quanto di te già conoscevo, un’animo sensibile, una sorgente limpida di lirica fresca e rigogliosa. Non è facile una poesia autentica, sgorgata dagli affetti famigliari, ma tu sei riuscita ad essere originale e preziosa. Agli accenti crepuscolari, gozzaniani, hai saputo allacciare momenti luminosi, sfavillanti di luce…
Epifania 2009. Tavo Burat
Grazie, per il libro in regalo (che bella sorpresa ricevere in dono poesia!)… Tutti i pensieri poetici mi sembrano avere raggiunto un grande traguardo: la leggerezza, perché, come dice il poeta Ennio Cavalli, “una poesia deve essere più leggera delle parole usate per farla” … “Così si dice ad un bambino di sei anni: hai girato sei volte intorno al sole. Gli racconti una fiaba, ma gli dai anche un’informazione. Se dici ad un uomo di settant’anni che ha girato settanta volte intorno al sole, gli dai un’informazione, ma lo aiuti a capire che dietro c’è dell’altro. C’è una fiaba, con lui dentro”.
2 febbraio 2009 Bruno Guglielminetti
(dalla prefazione del libro)
… Così Ludovica racconta la propria sofferenza come esperienza che riporta alla propria umanità; la stessa cosa che ha insegnato ai bambini con i quali lavora attraverso la conoscenza dei colori e dando un nome ai sentimenti: “Senza paura di affondare le mani”.
La stessa umanità che rivive attraverso la figlia, nel loro dialogo prima ancora della sua nascita, consapevole della separazione che l’avrebbe “fatta diversa” da sé, come dono al mondo ed alla vita.
Dicembre 2008 Dr.sa Barbara De Matteo