Presentazione
Il film “In viaggio per la musica” (regia di Marco Lutzu – Valentina Manconi), racconta la storia del signor Macis e del suo rapporto con la musica, la sua musica, la esibizione dei poeti improvvisatori in lingua campidanese. Attraverso il viaggio in automobile tra un esibizione e l’altra, il signor Macis, protagonista del film, espone i suoi pensieri sul mondo della poesia musicale che tanto lo appassiona. Sacrifici, critiche, passioni e sentimenti tanto forti quanto contrastanti emergono nei pensieri del signor Macis, ma in questo percorso, il sentimento più grande, l’amore per la sua poesia musicale, prende il sopravvento su ogni cosa.
Parte 1: “nostalgia & ricordo”
“Conosciamo un’età più vividamente attraverso la musica che attraverso i suoi storici”
– All’inizio della pellicola il signor Macis racconta che in giovane età era stato costretto a emigrare, e ogni volta che riascoltava le canzoni dell’infanzia, esse gli ricordavano i momenti della sua giovinezza.
Dopo l’allontanamento dal suo luogo d’origine, al protagonista manca la sua Terra, e l’ascolto di quella musica riaccende in lui lontane emozioni, e lo fa sentire dentro alle sue mondo, che gli appartiene, che sente suo, che è suo.
“La musica irrompe straripando dal silenzio e dipinge la vita organizzandola in ricordi”
Il protagonista pur di andare ad ascoltare i poeti dormiva pochissime ore, e come lui stesso afferma “La passione è più grande dei sacrifici”
(Particolare dal film)
– Anche il sottoscritto condivide le emozione del protagonista del film. Quando ero bambino, in Sardegna, ascoltavo spesso Benito Urgu, comico e cantante sardo, con la mia famiglia. Ora, ogni volta che sento Benito Urgu, riaffiorano in me quei felici tempi lontani.
(Particolare personale)
Parte 2 : “vigna acerba e vigna matura”
Nel film il protagonista fa una similitudine: afferma che i giovani cantautori sono come una vigna nuova, che dà tanti frutti ma il vino prodotto non è buono, mentre i più anziani sono come una vigna matura,che dà meno frutti, ma il vino prodotto è ottimo. Fa notare con tristezza questa distinzione tra vecchia e nuova generazione: afferma che i giovani non sono interessati alle tradizioni, che vivono in un mondo nuovo, con radio nelle automobili e rapporti differenti con la musica stessa.
(Particolare dal film)
È senza dubbio vera l’affermazione del protagonista, con la nuova generazione è iniziato un mondo nuovo anche per la musica: prima si avevano i registratori con cassette che duravano al massimo un’ora, adesso esistono gli Ipod che possono contenere oltre 10000 canzoni.
Ma niente come la musica è in grado di unire non solo generazioni, ma popoli interi, di diversa etnia, usanze e tempi.
La musica, come nel film, è un momento di condivisone coi propri cari.
“La musica è la voce di tutta l’umanità, di qualsiasi tempo e luogo.”
“La musica è un’espressione comune a tutti i popoli”
La musica, anche se in forme differenti, c’è sempre stata, 10, 100, 1000, 5000 anni fa.
Dal far battere i sassi tra loro, alla chitarra elettrica, dal tamburo, alle maracas.
La musica è un linguaggio universale, in grado di unire l’intera umanità.
“La musica è la voce di ogni dolore, di ogni gioia. Non ha bisogno di traduzione”
“Dove le parole finiscono, inizia la musica.”
(Particolare personale)
Parte 3: Schelling
Il protagonista afferma di sentirsi in diritto di criticare il poeta nel caso la poesia da lui cantata non gli piaccia. Ritiene quindi corretto uno scambio reciproco tra artista-opera-spettatore.
(Particolare dal film)
Un filosofo idealista dell’Ottocento, Friedrich Schelling, tra i suoi pensieri filosofici, attribuiva molta rilevanza all’arte e alla musica. Giudicava importanti non solo l’artista e l’opera da lui composta, ma anche lo spettatore che contempla l’opera stessa, perché ogni singola persona attribuendo diversi valori alla stessa opera, fa sì che l’opera diventi tale, ricca di infiniti significati.
“La musica è un linguaggio capace di interpretazioni infinite”
“La musica rispecchia e accompagna le nostre emozioni e i nostri stati d’animo.
È un’ interpretazione del tutto personale”
Della musica spesso non sentiamo dentro di noi le parole, ma quello che ci trasmette, che va al di là del singolo vocabolo. Nella canzone “Busindre Reel” di Hevia e nel ritornello de “La ballata degli impiccati” di Fabrizio de Andrè, (entrambe fatte ascoltare dal pubblico in sala successivamente), le parole lasciano spazio completo alla melodia.
Per quanto una canzone possa tramettere a ciascuno diverse emozioni, magari le parole possono influenzare in particolar modo un dato ricordo, mentre per la canzone iniziale di Hevia, dove il suono della cornamusa è protagonista, essa lascia nel nostro cuore una tabula rasa, una strada deserta, senza alcun cartello indicativo, sta a noi riempire quella strada con nostri sentimenti e i nostri ricordi.
Parte 4 : dibattito
Col pubblico si è dibattuto sulla problematica, già sollevata nel film dal signor Macis, delle differenze tra vecchia e nuova generazione, ed in particolare, del timore che le tradizioni di una comunità, di un paese, di una regione, vadano perdute nel tempo.
Infine per rendere concreta la riflessione di Schelling, ho fatto ascoltare al pubblico tre canzoni:
“Busindre Reel” di Hevia
“Domo Mia” dei Tazenda
“La ballata degli impiccati” di Fabrizio De Andrè
Dopo l’ascolto dei tre brani, ho chiesto a chi volesse tra gli spettatori, di comunicare i ricordi o le emozioni che ciascuno dei brani avevano saputo dargli.
Sono emerse sia affinità sia pensieri discordanti, ogni canzone aveva trasmesso qualcosa di diverso ad ognuna delle persone in sala, e proprio queste infinite interpretazioni, come affermava Schelling, rendono la canzone stessa immortale ed infinita, perché libera di infinite interpretazioni.
“La Musica ci ha insegnato a vedere con l’orecchio e a udire con il cuore.”
Luca Deias