Ancora oggi, nella IV domenica di Quaresima (Lætaere) e nella III di Avvento (Gaudete), il colore liturgico penitenziale lascia il posto al rosaceo, affidando al segno del cromatismo la significazione della momentanea interruzione dei digiuni, mentre la gioia, che conclude le Tempora traspare anche dalle letture della feria IV e VI di settembre: Esultate Deo auditori nostro! Jubilate Deo Jacob! Summite psalmum jucundum cun cithara. Comedite pinguia et bibite mulsum! Secondo il Liber Sacramentorum, citato in nota da mons. Righetti, questo rito ha conservato abbastanza intatto il suo originario carattere festoso, e ricorda tanto bene le brindate campagnole dell’antica Roma al termine della vendemmia.
È curioso notare come anche nel mondo della tradizione, all’interruzione della penitenza quaresimale nella domenica di Lætaere, corrisponda la festa di “Mezza Quaresima”, altrimenti detta di “Segalavecchia”, da alcuni vista come un prolungamento dei riti di Carnevale. O, più semplicemente, una versione popolare di antichi riti conservati e tramandati dal Cristianesimo, assimilabili alle feste di fine raccolto come le curmaie piemontesi, temporalmente coincidenti con quelle della fine del digiuno stagionale. Il nero, di cui si è perso l’originario legame con la fertilità della Luna, è il colore cerimoniale rimasto in uso nel Biellese come colore festivo degli abiti da sposa fino all’inizio del XX secolo. Invece, nella vicina Valsesia, grazie alla presenza delle tintorie di Pila, il blu avrebbe via via sostituito il nero, colore per altro difficilmente ottenibile. L’introduzione di questa variante cromatica rientra tra i fattori che determinano l’adozione di un certo modello vestimentario,”conseguenza diretta della coltivazione e della lavorazione di certe fibre animali o vegetali” e della disponibilità di certi materiali, come evidenziato da Gianpaolo Gri: l’adozione di un sistema vestimentario è determinato “non da libere scelte o da un generico e vago gusto estetico, ma dalla presenza di coloranti e tintorie particolari: basti l’esempio del blu, così presente in Valsesia perché in blu si tingevano i tessuti di Pila!“.
Nonostante alcune varianti nell’adozione allegorica dei colori liturgici, i paramenti di Pasqua e di Natale sono di colore bianco o giallo e oro, come il colore del Sole.
Il colore nero della Luna nuova fertile, ereditato nelle liturgie cristiane dei primi secoli, è stato successivamente associato e, poi, sostituito dal violaceo.
Le recenti indicazioni pontificie di papa Benedetto XVI intendono favorire il riuso del nero nella liturgia.
Battista Saiu
da Il vestito della luna
Nell’immagine: pellegrinaggio dei Sardi ad Oropa, omelia del Rettore can. Michele Berchi.