Al secolo Giovanni Angelo Salvatore Medda, egli nacque il 5 agosto 1882 a Gesturi, nell’arcidiocesi di Oristano, sesto dei sette figli del padre Giovanni Medda e della madre Priama Cogoni Zedda, genitori di umili condizioni sociali ma persone improntate all’onestà e ad un profondo senso religioso. Rimasto presto orfano, fu affidato ai parenti dai quali non pretese mai paga alcuna per il lavoro prestato nei campi e nella custodia del bestiame, ricevendo in cambio solo l’alloggio ed il sostentamento.
Sin dalla prima adolescenza fu sempre teso verso la virtù e la santificazione, vivendo in una mortificazione decisiva per aspirare alla vita sacerdotale. A ventotto anni Giovanni Medda fu colpito da un reumatismo articolare che lo costrinse a rimanere a letto per oltre quarantacinque giorni, e fu durante questa malattia che fece voto alla Vergine Immacolata di digiunare tutti i sabati, promessa che mantenne per il resto della sua vita. A ventinove anni, guarito e presa coscienza della sua vocazione religiosa, presentato da un’ottima relazione del parroco del paese natale, entrò come Terziario oblato nell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, presso il convento di Sant’Antonio a Cagliari. Dopo due anni, il 30 ottobre 1913 vestì l’abito cappuccino, prendendo il nome di fra’ Nicola, confermando poi la sua consacrazione totale a Dio il 16 febbraio 1919 con la professione solenne. Inizialmente fu trasferito al convento di Sanluri, dove fece l’anno di noviziato ed emise la prima professione solenne; in seguito, dopo essere transitato per i conventi di Sassari, Oristano e Cagliari, dopo il servizio in cucina, nel 1924, fu definitivamente trasferito nel capoluogo isolano, presso il convento nel quale aveva vissuto sant’Ignazio da Laconi (1701-1781), con l’incarico della questua in città, “a santu Franciscu“, secondo l’espressione tipicamente sarda, ove per trentaquattro anni svolse questo delicato compito con tenacia e pazienza, percorrendo a piedi con ogni tempo le strade cittadine.
Dopo i primi tempi, il silenzio divenne la sua costante caratteristica e i cagliaritani iniziarono a dare spontaneamente le offerte in denaro o in natura. Le voci della gente non si limitarono a individuarlo come religioso silenzioso, ma addirittura a chiamarlo “Frate Silenzio“, in quanto l’anima popolare aveva saputo coglierne «il linguaggio eloquente dell’esistenza trasfigurata». Fra Nicola taceva per prestare attenzione e ascoltare Dio attraverso i fratelli che incontrava quotidianamente per le vie di Cagliari. Un suo compagno di questua, fra Lorenzo da Sàrdica, precisò a riguardo: «Non mi è parso mai qualcosa di negativo il suo silenzio, ascoltava la parola di Dio, la conservava e, se pronunciava una parola, interiormente non era mai sterile». I suoi occhi riflettevano l’efficacia dei gesti, l’accoglienza e la delicatezza verso persone e cose della sua terra, e la contemplazione di Dio, in ringraziamento per quanto ricevuto, secondo uno stile di vita tipico della spiritualità del suo Ordine e di san Francesco. Uomo sempre riservato, piuttosto basso di statura, dal passo lento, gli occhi abbassati a terra, con la tradizionale bisaccia sulle spalle e il rosario intrecciato alle dita, fra’ Nicola possedeva tutti i requisiti per alienarsi le simpatie del prossimo.
Sebbene di modesta istruzione, fra’ Nicola fu un appassionato lettore degli scritti della mistica francescana beata Angela da Foligno (1249-1309), oltre che dei Vangeli e delle opere di Gaetano Maria da Bergamo, di santa Caterina Fieschi da Genova e di Giovanni Croiset.
Man mano che gli anni passavano la sua figura divenne sempre più popolare in Cagliari e nei paesi limitrofi e molti lo avvicinavano chiedendo consigli, domandando preghiere, invitandolo ad entrare in casa e negli ospedali per dare conforto agli ammalati La sua divenne progressivamente una “presenza” cittadina indispensabile. Durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale rimase a Cagliari con il Superiore e due confratelli nel convento ove, tolta la clausura, furono accolti sfollati e persone rimaste sole, bisognose di cure e di vitto; in quel periodo la sua benemerita opera fu anche estesa alla folla di quanti si rifugiavano nelle grotte sparse per la città durante i bombardamenti, ai feriti ed ai superstiti.
Il 1° giugno 1958, stremato nel fisico, si presentò al Padre Guardiano chiedendo di essere esonerato dalla questua. Il giorno successivo fu ricoverato in clinica e operato d’urgenza, ma ricevuti l’unzione degli infermi e il Viatico, si spense serenamente l’8 giugno 1958 a 76 anni. La fama della sua santità era ormai grande e i funerali videro l’imponente partecipazione di decine di migliaia di persone di ogni ceto sociale. Sepolto nel cimitero di Bonaria a Cagliari, la sua tomba divenne subito meta di continui pellegrinaggi.
Dal 1966 al 1971 si ebbe il primo processo per la sua beatificazione. Il 6 giugno 1980 i suoi resti furono trasferiti e tumulati nella Cappella dell’Immacolata della Chiesa di S. Antonio del Convento dei Cappuccini a Cagliari, lo stesso tempio di culto ove riposano le spoglie mortali di sant’Ignazio da Laconi. Papa Giovanni Paolo II lo elevò all’onore degli altari il 3 ottobre 1999 pronunciando le seguenti parole durante l’omelia: «In un mondo troppo spesso saturo di parole e povero di valori, c’è bisogno di uomini e di donne che, come il beato Nicola da Gesturi, sottolineino l’urgenza di recuperare la capacità del silenzio e dell’ascolto, affinché tutta la vita divenga un “cantico” di lode a Dio e di servizio verso i fratelli»
La sua celebrazione liturgica è stata fissata l’8 giugno mentre a Gesturi, la prima domenica di agosto, numerose manifestazioni religiose testimoniano la devozione popolare rivolta verso l’umile fraticello.
Gianni Cilloco
Fonti:
Beato Fra’ Nicola da Gesturi: www.sardegnaturismo.it/index.php?xsl=7&s=1&v=9&c=2956&o=1&n=10&nodesc=1
Nicola da Gesturi: www.wikipedia.org/wiki/Nicola_da_Gesturi
A.Borrelli, Beato Nicola da Gesturi (Giovanni Medda): www.santiebeati.it/N
A.Rosso, Nicola da Gesturi (1882-1958): www.fraticappuccini.it/personaggi/beati.shtml