Proiezione di un cortometraggio tratto da un’antichissima leggenda di Sardegna – nuova “lezione di cinema” tenuta da Soci di seconda e di terza generazione – in cattedra la dott. Lucia Modesto, originaria di Santa Teresa di Gallura – Ingresso libero.
Sabato 6 novembre, alle ore 21, nelle sale del Punto Cagliari, presso il Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe di Biella, in via Galileo Galilei, 11, alle ore 21, appuntamento autunnale con gli archivi dell’ISRE, l’Istituto Superiore Regionale Etnografico con la proiezione di Panas (ISRE 2005, Durata: 24 minuti). Protagonista del film è Totoi, un pastore. Come ogni mattina si sveglia presto per andare all’ovile. Prima di uscire saluta la moglie incinta, in silenzio, senza svegliarla. Ma la giornata inizia e continua con una serie di segni di malaugurio. Mentre torna a casa, di notte, incontra delle donne che lavano dei panni infantili in un ruscello …
Chi erano sas panas o sas partolzas, le partorienti, gli spiriti delle donne che di notte vagavano tra le pietre delle sorgenti e quelle dei ruscelli?
Con questo termine venivano indicate le donne morte di parto che tornavano temporaneamente fra i mortali con le stesse sembianze che avevano in vita.
Essendo morte in un momento particolare della loro esistenza (considerato “impuro”), erano condannate a lavare i panni della loro creatura per un tempo che variava dai due ai sette anni.
Sas panas potevano essere scorte lungo i ruscelli in piena notte, fra l’una e le tre del mattino, mentre lavavano e cantavano una tristissima ninna-nanna.
La loro condanna implicava l’assoluto divieto di parlare o di interrompere il lavoro: se questo accadeva, il loro lavoro doveva ricominciare daccapo, così il tempo della loro penitenza.
Pertanto, se venivano disturbate da qualcuno mentre erano intente a lavare, sas panas si vendicavano spruzzando addosso agli importuni acqua, che bruciava e lasciava segni come di fuoco.
In Gallura le donne morte di parto prendevano il nome di paltuggiane. Spesso le macchie sul viso, soprattutto di giovani donne, venivano spiegate come una vendetta delle panas disturbate durante la loro triste pena.
Battista Saiu