Corsa equestre, ciclo del sole, un Santo per Sardi e Ortodossi

Francesca Cuccuru
Francesca Cuccuru ritratta al centro con alcuni amici presenti alla lezione di cinema.

Serata da grandi occasioni a Su Nuraghe di Biella, presente la prof. Franca Tonella Regis, presidente della Società Valsesiana di Cultura e altri amici giunti anche da Borgosesia e Borgomanero per “S’Ardia” di Gianfranco Cabiddu, un film del 1994 messo a disposizione dall’ISRE, l’Istituto Superiore Regionale Etnografico della Sardegna.
Si tratta del primo appuntamento autunnale del decimo ciclo di lezioni di cinema proposte da Su Nuraghe, presentate da sardi di seconda e terza generazione. La serata è stata condotta con brio e professionalità da Francesca Cuccuru, nata a Biella da genitori di Pozzomaggiore (Sassari).
Nel centro del Meilogu, al pari di altre località isolane per la festa di alcuni santi patroni, si disputa, contemporaneamente a quella di Sedilo, un’Ardia, la spericolata corsa equestre in onore dell’Augusto Costantino Magno I Imperatore, Santo per Sardi e Ortodossi.
S’Ardia è una corsa a cavallo che rievoca la battaglia vittoriosa di Costantino contro Massenzio, combattuta a Roma, il 28 ottobre dell’anno 312 d.C, nei pressi del ponte Milvio. Uno scontro furioso da cui il toponimo “Saxa Rubra“, che ricorda il sangue copiosamente versato tingendo di rosso acqua e pietre. Fatto storico significativo e cruento, presupposto per la successiva libertà di culto concessa ai Cristiani con il famoso Editto di Tolleranza, promulgato da Costantino a Milano, nell’anno 313.
Tuttavia, lo svolgersi della corsa avrebbe radici ancora più profonde in quanto presenti elementi rituali arcaici propri dei culti mitralici. Nell’universo dei simboli, sebbene figura ambivalente di vita e di morte, sole-luna, il cavallo per la sua velocità e capacità di saltare, divenne simbolo del sole o animale da tito del “carro del cielo”, del “carro di fuoco” di Elia (libro dei Re, 2,11); la corsa riprodurrebbe il ciclo del sole.
Come simbolo lunare è rappresentato in alcune chiese, compresa la cattedrale di Cagliari in cui un leone disarciona cavallo e cavaliere a raffigurare il sole che asciuga l’umidità e la nebbia. Più esplicita la lettura d’insieme delle altre figure presenti nello stesso contesto sacro: tre leoni atterrano rispettivamente un sauro, un toro ed un orso.
Simboli noti, retaggio di antiche religioni, ben presenti non solo in Sardegna, sussunti dalla nuova fede e depotenziati, giunti fino a noi nella pratica religiosa popolare come l’Ardia di San Costantino a Sedilo e a Pozzomaggiore.

Giovanni Usai

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