Le feste della Tradizione non sono altro che un’auto-rappresentazione di Comunità, momenti nei quali emerge lo spirito e la storia di una cittadinanza che, nel caso di Ivrea, con il suo caratteristico “Storico Carnevale”, si focalizza lungo i filoni della libertà, della rievocazione storica e in forme di trasgressione e di divertimento. In tale contesto trapela l’anima profonda del popolo degli Eporediesi che, in relazione al Risorgimento Nazionale, ne conservano, soprattutto nella manifestazione cittadina più celebre, un’indelebile impronta culturale scaturente in effigi di identità fortemente gravide di un intreccio di influssi derivanti, oltre che dal Medioevo, sia dalla Rivoluzione Francese, sia dalle più risalenti origini contadine proprie della zona del Canavese. La figura della Mugnaia, specialmente, raffigurazione della Patria che lotta per la Libertà, è vestita con i colori del Tricolore risaltanti attraverso una candida veste, una verde sciarpa e un rosso berretto frigio che caratterizza anche il cd. Trofeo, lo stemma dell’eroina della festa. Un copricapo scarlatto, quello vestito nelle strade del Carnevale locale, che evoca in età contemporanea il cappello dei Giacobini e che, sul finire del Settecento, troneggiava su tutti gli Alberi della Libertà innalzati nelle città subalpine che si sollevarono contro l’autorità assolutistica sabauda all’arrivo delle truppe della Francia rivoluzionaria. Fusti e vegetali riccamente simbolici, quindi, che trovavano le loro matrici, tuttavia, in un’epoca assai precedente a quella dei Lumi, quando le genti locali cercavano, in continuità con gli antichi, il favore divino al fine di garantirsi i frutti della terra dal sudore e dalla fatica del lavoro nei campi. Tronchi che, ancora oggi, in analogia allo Scarlo incendiato ad Ivrea al termine del Martedì Grasso, troneggiano anche in diverse manifestazioni paraliturgiche che caratterizzano la vita di molti dei centri abitati che costellano il circondario agricolo dell’orgogliosa città del noto sovrano medievale d’Italia, il fiero Re Arduino.
Gianni Cilloco