“S’Ardia” di Gianfranco Cabiddu ci conduce verso l’esplorazione di una parte molto intensa della nostra tradizione sarda. Il regista ci offre attraverso i racconti dei protagonisti la vera essenza di questa emozionante corsa a cavallo che si svolge ogni anno a Sedilo il 6 e 7 Luglio. Il primo cavaliere, “Sa Pandela Madzore”, rappresenta Costantino Imperatore che nella battaglia di Ponte Milvio nel 312 d.C., sconfigge l’ultimo dei suoi rivali, Massenzio. Simbolicamente si vuole rievocare la vittoria del Cristianesimo sul Paganesimo. La narrazione prosegue attraverso le parole, i volti, la preparazione, i riti, la fede che ci permettono di assistere ad una spericolata corsa che tiene con il fiato sospeso migliaia di persone.
Anche a Pozzomaggiore, nel mio paese di origine, si svolge ogni anno quasi contemporaneamente la stessa celebrazione in onore di S. Costantino. Quest’anno ho avuto la possibilità di osservare una parte molto caratteristica e poco conosciuta della parte che precede l’Ardia: la vestizione dei cavalieri. In particolare, a Pozzomaggiore, si nota l’abbigliamento de “Su caddu de punta”, il primo cavallo e di “Sas iscortas”, la scorta, caratterizzato da una camicia rossa e da un copricapo a forma di corona.
Molte sarebbero le differenze tra le due celebrazioni ma ciò che intendo comunicare con questo intervento è l’importanza di osservare ciò che UNISCE e non ciò che divide queste due realtà tradizionali. Credo che “S’Ardia” sia un’esperienza da vivere cogliendo ogni singola sfumatura di un’ immagine fatta di cavalli, calore, polvere, odori, spiritualità, trepidazione. Ardia è anche farsi travolgere da questo vortice di sensazioni, solo cosi possiamo vedere Sedilo unito a Pozzomaggiore. Abbiamo l’occasione di ricercare quali siano i punti di incontro tra isola e continente grazie al nostro modo di percepire la realtà. Il circolo “Su Nuraghe” con questa proiezione ci consente di provare ad ascoltare le emozioni che ci legano.
Francesca Cuccuru