Immagini della festa nella sezione Fotografias.
Anche l’edizione 2011 di “Incontri sui portoni”, svoltasi sabato 16 luglio a Sagliano Micca, ha visto la partecipazione della Sardegna con la spettacolare cottura “a spiedi diritti” e a fuoco indiretto, in uso nelle Barbagie e presso le popolazioni delle montagne sarde.
Specialisti di questa particolare tecnica, un gruppo di giovani Isolani residenti nel Biellese, colleghi ed amici di Alessandro Salaris di Suni (Oristano), agente di polizia penitenziaria tragicamente scomparso nel 1997, al quale è stata intitolata la caserma della Casa Circondariale di Biella. Fu proprio su proposta di Alessandro, residente a Sagliano Micca, che per la prima volta i Sardi parteciparono alla festa del paese; così, attraverso la continua presenza alla festa, gli amici di oggi, tengono fede all’impegno di ieri.
Pertanto, da tre lustri circa, è possibile assistere nel paese natale di Pietro Micca, cuore della “biellesità”, alla messa in scena di una tradizione culinaria arcaica, arrivata ai piedi delle alpi attraverso i Sardi contemporanei, risalente a circa 350.000 anni fa, alla scoperta del fuoco e alle prime tecniche di cottura del cibo.
Nel Biellese, nel tempo presente, gli spiedi di ferro hanno sostituito quelli in legno di olivastro o di altre essenze dure ed aromatiche, per altro ancora in uso in certe preparazioni domestiche.
Per gli “Incontri sui portoni”, la Sardegna ha occupato la postazione numero “due”, nei pressi della chiesa parrocchiale, dove venti spiedi sono stati piantati a terra ad incoronare il fuoco centrale, alimentato di continuo per mantenere costante la temperatura. Per ore, a rotazione, gli spiedi sono stati estratti e riconficcati al suolo all’antica, con l’ausilio di pietre, girati, inclinati ed esposti con maestria al calore indiretto del fuoco, fino ad ottenere la perfetta uniforme cottura.
Come una volta, fino a qualche decennio fa, lungo la vecchia via Roma che attraversa il piccolo centro alpino, sono state posizionate le panche contro i muri per ricreare la comunità del villaggio, far quattro chiacchiere e stare in compagnia. Così, d’incanto, come per magia, una strada per lo più vuota, si è popolata di tante persone che hanno scelto di rivivere e “gustare” la tranquillità di un tempo, attraverso i sapori e il “sapore” sempre più esotico di paese.
Dai portoni spalancati era possibile – anzi, si veniva invitati – accedere a cortili addobbati a festa, con tavole imbandite; qui, ogni abitante offriva diverse specialità di cibo: suplì d’oro, patatine fritte, piadine romagnole, frutta, dolci, specialità magrebine, panissa e empanadas, wurstel e crauti, sapori di mare, sangrie, bruschette, cuculi, polipo e patate, polenta, vino, birra, bibite, caffè e amari.
Forti di una storia plurimillenaria, i Sardi della Valle del Cervo non hanno temuto confronti, incoraggiati da Eva Bussetti, la presidente della locale Pro Loco che ha posato per la foto con i giovanotti di Busachi, Lotzorai, Irgoli e Thiesi. Anche quest’anno e ancora una volta, giovanotti custodi di antichi saperi, hanno profumato l’aria e reso ricca e saporita la festa alpina, ricordando l’amico scomparso che – come loro – veniva dal mare.
Simmaco Cabiddu
Grazie per aver ricordato mio fratello Alessandro,lui al gemellaggio tra Sagliano Micca e Suni suo paese di origine ci teneva molto.