Alpi biellesi, Messa cantata in sardo, un arcobaleno di identità

Santuario di S. Giovanni d'Andorno
Santuario di S. Giovanni d'Andorno, Valëtte an ĝipoun, costumi sardi e donna indiana con sari, ritratti con il vescovo di Biella mons. Gabriele Mana, il rettore del Santuario, don Paolo Santacarterina e don Pierino Romano, davanti alla gigantografia di donne sarde di Oschiri (Sassari).

Domenica 14 ottobre, alle ore 17, al Santuario di San Giovanni d’Andorno sarà possibile assistere alla Santa Messa cantata in sardo.
La celebrazione liturgica di domenica prossima rientra nell’ambito del Mese Missionario per pregare in modo particolare per il Continente asiatico. La funzione religiosa sarà officiata dal rettore don Paolo Santacaterina, animata dalle Voci di Su Nuraghe con canti sacri della tradizione isolana: S’intrada de sa Missa, canto d’ingresso; Alleluja, seguito dal canto offertoriale Deus ti salvet Maria e dal Sanctus; alla comunione verrà intonato Sacramentadu Deus, “Dio Sacramentato” e, alla fine, i Gosos de N.S. de Oropa, le “Lodi di N.S. di Oropa”, invocata come Mama de Oropa, consoladora, consolatrice.
La salita ai sacri monti biellesi – Oropa, Graglia o San Giovanni – rappresenta, pur nella brevità del tragitto devozionale, il percorso stesso della vita. Ciascuno dei sacri monti biellesi ha, infatti, una sua specificità; San Giovanni risulta essere particolarmente legato al mondo dell’emigrazione. Infatti, fino a un recente passato, molte famiglie della Valle Cervo hanno vissuto l’esperienza dell’emigrare, “il dover partire” per lavoro o per necessità, lasciando affetti e cose care per periodi più o meno lunghi, a volte, per sempre. Tant’è che, ancora oggi, sono molti i discendenti biellesi che sono nati e vivono lontano dalla terra dei loro padri.
Forse è anche per questo che San Giovanni accoglie con una certa frequenza rappresentanze di diverse comunità etniche, che, al di là di distinzioni di colori di abiti o di pelle, formano cristianamente un arcobaleno di identità, accomunate dall’universale richiamo alla fraternità.

Simmaco Cabiddu

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