Sabato 17 marzo, a Biella, nell’Area monumetale di Nuraghe Chervu sono state issate le bandiere per ricordare la «Giornata della nascita dello Stato italiano», “solennità civile senza nuovi o maggiori oneri” per lo Stato Italiano, istituita dal Consiglio dei Ministri nella seduta del 9 marzo 2012.
Al sorgere del sole, sul pennone centrale è stato innalzato il Tricolore affiancato dai vessilli della Regione Autonoma della Sardegna e della Regione Piemonte a significare la continuità tra storia di Sardegna e storia d’Italia. Il 17 marzo 1861, segna – infatti – il passaggio dall’antico Regno di Sardegna alla Repubblica Italiana attraverso il Regno d’Italia.
Sulla pietra dedicatoria di Nuraghe Chervu sono riportate alcune date: 5 aprile 1297 e 17 marzo 1861. La prima rimanda all’istituzione del “Regnum Sardiniae et Corsicae” ad opera di Papa Bonifacio VIII; la seconda, il passaggio dell’antico Regno isolano all’attuale realtà statuale formata da Isole e Penisola.
Nella nota emanata dal Governo si afferma che questa «è una data dal forte valore simbolico per l’Italia. È in questa data che centocinquanta anni fa, nel 1861, è stato proclamato il Regno d’Italia. Il 17 marzo rappresenta quindi il punto di arrivo nel percorso dell’unificazione nazionale e, al tempo stesso, il punto di partenza del cammino verso il completamento dell’unificazione del Paese».
Si dichiara, inoltre, che durante la «Giornata della nascita dello Stato italiano», “è prevista l’organizzazione di iniziative, su tutto il territorio nazionale e, in particolare, nelle scuole di ogni ordine e grado e nelle città e nei luoghi di preminente rilievo per il processo di unificazione e di costituzione dello Stato italiano. Le iniziative comprendono giornate di studio, dibattiti e convegni scientifici, ma anche occasioni ricreative finalizzate a coinvolgere il maggior numero possibile di cittadini”.
Nello spirito di condivisione e di continuità storica, la Comunità dei Sardi di Biella, partecipa e si unisce alle molte iniziative che si svolgono in diverse parti d’Italia.
Giovanni Usai