Domenica 25 novembre – Di lingue liturgiche e di popolo i meravigliosi affreschi e le sobrie colonne rinascimentali della basilica di San Sebastiano (1500-1540) debbono averne sentite diverse, ma le parole di Nabucodonosor (Sacra Bibbia, Daniele, 4:1), cantillate in ebraico, certamente ancora no. L’occasione è stata fornita dalla presenza di tre capi amerindiani (un urone, un algonchino e un cri), intervenuti al convegno «Le lingue dei popoli», organizzato dall’associazione culturale Su Nuraghe di Biella. Durante la parte della messa dedicata alle preghiere dei fedeli, Sergio Maria Gilardino, il linguista che ha coordinato la parte scientifica del convegno, ha letto la preghiera della pace universale nella lingua di Abramo: «Nabucodonosor, il re, a tutto il popolo, a tutte le nazioni, di tutte le lingue, che vivono sulla terra: possa la pace prosperare tra di voi…». Subito di seguito, a beneficio degli ospiti e dei fedeli, la stessa preghiera è stata ripetuta in inglese, in francese, in piemontese sabaudo (la lingua di casa reale), in sardo e in italiano.
La cerimonia religiosa è stata officiata da Padre Accursio Ajassa, frate francescano (non poteva esservi officiante più indicato, visto che San Francesco è il santo della concordia tra le religioni del mondo). Il sacerdote, in attesa sul sagrato antistante la basilica, ha dato il più fraterno e caloroso benvenuto alla comunità sarda e a tutti i fedeli. Dietro al sacerdote e al magico suonatore di launeddas, il flauto a canne triple, Orlando Masia, sono entrate per prime, addobbate in ornatissimi costumi, le “donne del grano” (protagoniste poi, nel pomeriggio, di una cerimonia antichissima che ha ammaliato gli ospiti stranieri), seguite da numerose altre dame, sempre in splendidi costumi; dietro di loro i notabili del sodalizio Su Nuraghe, i fucilieri sardi, i “Tenores Neoneli” (un gruppo canoro di nomea internazionale, venuto appositamente dalla Sardegna), il coro di Su Nuraghe diretto dal Maestro Biagio Picciau, il nucleo dei Bersaglieri dell’Associazione Nazionale presente ad Biella, gli Agenti di Polizia Penitenziaria e il rappresentante dei Carabinieri, il Sindaco di Biella Donato Gentile, il Senatore della Repubblica Roberto Simonetti, il Consigliere Regionale Franco Leardi, gli ospiti amerindiani, e i fedeli che hanno gremito ogni posto disponibile della basilica inondata dalla luce di un eccezionale sole novembrino. Padre Accursio ha rivolto calorose parole di benvenuto a cantori, musicisti, ospiti e fedeli, nel corso di una cerimonia religiosa che, in via eccezionale, era rivolta anche a uomini e donne di altre fedi, sulla scia di quel convegno tenutosi il giorno prima, in cui si sono intese le lingue di tre popoli amerindiani, l’antica lingua germanica dei Walser, la dolcissima lingua provenzale, la lingua piemontese, la lingua sarda, oltre a quella francese, inglese e italiana, utilizzate come lingue veicolari fianco a fianco a quelle ancestrali. Il presidente di Su Nuraghe, il Prof. Battista Saiu, è stato colui che ha voluto che si leggessero in ebraico le parole di pace e di benedizione per tutti i popoli di tutte le lingue. La scelta si è rivelata quanto mai appropriata perché ognuno nell’ampia cattedrale ha compreso il toccante senso del messaggio, ma anche il felice intento di concordare tante diverse fedi e lingue nel segno della più antica delle fedi e delle lingue. Padre Accursio, ultranovantenne giovanissimo e benevolmente aperto a tutti i popoli, con un gesto davvero commovente, ha voluto attorno a sé cantori e musicisti prima di far scendere su ognuno la pace vera, quella del Signore.
Ma la magia doveva proseguire nel pomeriggio, sul lembo di terra su cui si erge l’imponente Nuraghe Chervu, simbolo della secolare presenza dei sardi a Biella. Si è riformato una volta ancora il corteo della mattina e, dopo il saluto ai Caduti sardi e ai Caduti biellesi della Grande Guerra, con la benedizione di Monsignor Salvatore Pompedda collegiale di N.S. di Oropa, si è proceduto alla piantumazione di 23 arbusti di ginepro (spediti appositamente dalla Sardegna), tanti quanti sono i nuovi nati della comunità sarda nel corso degli ultimi quattro anni. Ogni pianticella reca ai suoi piedi una pietra focaia con inciso il nome del bimbo. Il dettaglio più singolare tuttavia è stata la cosiddetta “benedizione del grano”, fatta da un’anziana in costume, che ha invocato la benedizione non solo sul piccino, ma anche sul padre e sulla madre, benedizione puntualmente ripresa e confermata dall’aspersorio del sacerdote. Si tratta certamente di un rituale, quello del grano, di antichissime origini, che ha deliziato almeno uno dei capi amerindiani, la cui nazione è matriarcale e presso la quale avviene un rito di benedizione impartito dall’anziana della tribù.
Come si possono deliziare e tenere in perfetta amicizia tanti popoli, tante fedi, tante lingue? Su Nuraghe, l’associazione culturale dei sardi di Biella, ha la risposta.