Ieri sera, nelle sale del Punto Cagliari, Gianluca Sotgiu ha presentato “Il mare”, un film di Salvatore Mereu, realizzato e messo a disposizione di Su Nuraghe di Biella dall’ISRE, l’Istituto Superiore Regionale Etnografico della Regione Autonoma della Sardegna – Cumbidu, rinfresco finale con torte preparate e offerte dalle socie.
Quattro ragazzi a bordo di un cassone di un camioncino partono per andare a vedere il mare per la prima volta. Il viaggio è una festa per loro, da accostarsi alle nostre prime gite scolastiche.
All’arrivo, la corsa per superare le dune di sabbia e, finalmente, il mare, la sua bellezza, il suo colore.
L’emozione, alla vista del mare, è grande, tanto da far commuovere il più piccolo della compagnia e far ammutolire gli altri.
Dopo, solo la gioia dei quattro ragazzi al mare.
Il film mi fa venire in mente una Sardegna di almeno 20 anni fa, ricordando una realtà che allora mi sembrava brutta, mentre oggi, col senno di poi, mi viene da dire “fantastica”.
Il viaggio per fare pochi chilometri era, appunto, un viaggio; andare al mare era di per sé, già bellissimo e a nessuno interessava avere la sedia a sdraio, l’ombrellone e tutte quelle altre cose superflue. L’andare al mare era un momento di unione della famiglia che spesso organizzava la gita domenicale, ma non con tre o quattro persone soltanto; le persone erano sempre almeno una ventina.
Il mare come punto di unione tra più generazioni.
Per esempio, io ho sempre l’immagine di mia nonna Marianna, mancata due anni fa, al mare con i miei genitori, i miei zii, la nipote più giovane, il nipote più vecchio (io) e mia moglie: tre generazioni che passavano due, tre ore al mare in piena felicità.
Mare come unione e mare come divertimento.
Penso che molti Sardi associno il mare al riposo ed allo svago, ed è forse per questo che abbiamo un rapporto di indifferenza e di conflittualità. Mio nonno Salvatore – mancato anche lui da poco – gran lavoratore, penso di non averlo mai visto andare al mare; e il mare era lì, a 500 metri. Per lui prima c’era la campagna, gli animali, la famiglia (magari non in questo ordine). Non ha mai fatto mancare niente a nessuno, ma quando vi erano le gite al mare, lui, purtroppo per la famiglia, aveva gli animali e la terra da guardare. Col senno di poi, viene solo voglia di dirgli: “grazie”. Ma, allora, pensavo che fosse – lasciatemelo passare – un po’ un esagerato.
Il mare come anello di congiunzione tra la Sardegna e il Continente, ma anche come divisione che ci fa affermare sempre la nostra origine. E, per ultimo, il mare è per me sinonimo di Sardegna. Non conosco l’entroterra sardo, ma sono affascinato dallo spettacolo che offre il mare al mattino, alla sera con i suoi tramonti dai mille colori.
Tutti ci invidiano il mare ed io sono felice ed orgoglioso di poter dire di essere sardo e che quel mare è un po’ anche mio.
Gianluca Sotgiu
Gentilissimo Sig. Sotgiu,
in questo contesto posso dirle che non ho un ricordo come il suo riguardo alle gite al mare, non avendo vissuto ancora così tanta vita, ma dai racconti di mia nonna Maria emergono gli stessi contenuti e cioè che andare al mare era una festa che coinvolgeva tutta la famiglia e tutte le generazioni.
Un po’ come il Natale i preparativi erano i più importanti, coinvolgevano tutti e suscitavano entusiasmo in tutti, bello…
Grazie per questi bei racconti di vita vissuta..
Un caro saluto
Irene Patta