Lingue dei popoli, dialogo a Biella in un convegno internazionale

LocandinaSabato 24 novembre – Nel salone della Biblioteca di Su Nuraghe, in via Galileo Galilei, 11, a Biella, si terrà un nuovo appuntamento linguistico, il Convegno internazionale “La lingua dei popoli”. Tra gli ospiti quattro Canadesi, di cui un docente esperto in lingue ancestrali e tre capi amerindiani (Cri, Algonchino, Urone), a confronto con Provenzali, Walser, Sardi e Piemontesi. Omaggio a Tavo Burat.
In Italia siamo soliti chiamare “dialetto” ogni parlata che non sia l’italiano. In realtà sotto a questi “dialetti”, come sotto la punta di un iceberg, si nascondono lingue ancestrali millenarie, con diecine di migliaia di termini, cioè tutto il ricchissimo corredo delle parole di un popolo che di quella lingua aveva fatto il suo esclusivo mezzo espressivo per secoli, a volte per migliaia di anni. Ben sapeva questo l’antesignano dei rivitalisti italiani, l’indimenticabile Tavo Burat (Gustavo Buratti), biellese purosangue, che utilizzava con maestria friulano e bretone, provenzale e walserdeutsch, francese e piemontese, setacciando le valli alpine e transalpine con la sua Lambretta all’inizio degli anni Cinquanta (tre, quattro decenni prima dell’avvento del rivitalismo linguistico) nell’infaticabile missione di tenere in vita una o l’altra delle lingue ancestrali italiane ed europee. Più che giusto che si tenga nella sua città, da lui onorata con una meravigliosa raccolta di liriche in cui maneggia con ineguagliata dovizia terminologica la lingua avita, il primo convegno internazionale sulle lingue dei popoli. Giustizia è fatta non solo alla memoria dell’indimenticato Maestro, ma anche alla natura delle lingue dei popoli, quale che ne sia la provenienza, la latitudine o la tipologia.
Non per nulla l’associazione culturale dei sardi di Biella, Su Nuraghe, ha convocato presso la propria sede sociale, in via Galilei 11, Provenzali, Walser, Sardi, Piemontesi e ben quattro Canadesi, di cui un docente esperto in lingue ancestrali e tre capi amerindiani (Cri, Algonchino, Urone) per confrontare non solo le rispettive gamme lessicali ed idiomatiche, ma anche le politiche linguistiche di Paesi come la Francia, la Svizzera, il Canada e l’Italia sulle disposizioni in atto per conservare il più prezioso tesoro del genere umano, le lingue dei popoli. Il convegno avrà luogo in francese, inglese e italiano (in presenza di interpreti), ma con frequenti “incursioni” delle lingue germaniche, neolatine e amerindiane, affratellate dal comune intento di trovare intese e strategie per conservarne intatte per i giovani le ricchissime, rispettive eredità. Certo Tavo ne sarebbe orgoglioso, ma lo saranno anche i sardi che da decenni operano strenuamente per conservare, codificare e insegnare la più antica variante linguistica della famiglia neolatina. Dunque tam-tam, mundgiga, zufoli e fisarmoniche a parte, il folclore per una volta assume a Biella il suo vero volto: antiche lingue di antichi popoli che dialogano per l’avvenire di alcune delle settemila lingue tuttora parlate dall’umanità.

Sergio Maria Gilardino,
coordinatore scientifico del Convegno

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