Venerdì 8 giugno, presso la chiesa parrocchiale di Bioglio, si è celebrato il consueto rito del “Su Rosariu cantadu“, intonato dalla corale della comunità Sarda di Biella, in onore di Fra Nicola da Gesturi, con le meditazioni e catechesi in lingua sarda, tenute da Don Ferdinando Gallu.
Il parroco Don Luigi Tajana ha generosamente accolto i fedeli e, al termine della funzione, ha offerto loro un rinfresco segno, ancora una volta, del legame di sincera amicizia tra la comunità Biogliese e quella Sarda.
“Ma perché a Bioglio si ricorda un Frate Sardo?”, si chiederà qualcuno. La risposta è semplice: tredici anni fa un gruppo di cinquanta fedeli della parrocchia di Bioglio ha voluto partecipare, in Piazza San Pietro a Roma, alla Beatificazione di Fra Nicola. Persone che, sollecitate dall’allora parroco Don Mario Parmigiani e allo stesso tempo desiderose di accompagnare i nipoti del Frate, anch’essi della comunità di Bioglio, hanno voluto approfondire la conoscenza di chi ha fatto del silenzio il suo punto di forza.
Il Beato Nicola, come Sant’Ignazio da Laconi, fu questuante di città. Per 38 anni stese la mano per ricevere la “carità”, per poi donarla ai più poveri. Questo significava bussare a tutte le porte e ripetere infinite volte le solite parole, quasi rituali, tipiche della Sardegna: “A Santu Franciscu“, cioè “per San Francesco”. Significava ancora camminare per ore e ore al rigido freddo d’inverno o sotto il torrido caldo d’estate e incontrare ogni tipo di persona. Era diventato l’amico e il confidente di tutti, di piccoli e grandi, di ricchi e poveri, di ignoranti e dotti. Scompariva allora ogni differenza o classe sociale: per fra’ Nicola erano soltanto persone che avevano bisogno di una parola buona e incoraggiante e lui, nella sua umiltà e pazienza, ascoltava tutti, e tutti rimandava consolati con una semplice parola, un gesto, una promessa di preghiera. La sua era ormai diventata una “presenza” indispensabile.
Tantissimi sono ancora oggi coloro che attestano di avere riacquistato la pace dell’anima, e la fiducia nella vita, grazie ad una parola di fra’ Nicola. E non poche furono le famiglie “scombinate” che ritrovarono il giusto equilibrio per il suo interessamento e, spesso, per il suo diretto intervento.
Era nel silenzio più assoluto che fra’ Nicola trascorreva interminabili ore del giorno e della notte assorto in preghiera, davanti a Gesù Sacramentato o nella cappella dell’Immacolata, suo abituale rifugio dopo il rientro dalla questua. Mori l’8 giugno 1958 dopo 4 giorni di sofferenze con i frati accanto a lui che pregavano.
Claudio Medda