Domenica 14 ottobre, le Voci di Su Nuraghe hanno decorato la Santa Messa vespertina officiata da don Paolo Santacaterina, rettore del Santuario di San Giovanni d’Andorno.
Quello dei Sardi di Biella è un percorso di fede e cultura che si dipana attraverso piccole tappe. Melodie antiche, in “Limba” – in questo caso – che si rivelano essere particolarmente suggestive e pregnanti per l’uomo e per la donna della postmodernità; suoni che provengono da lontano, ancora capaci di far vibrare le corde del cuore e dell’anima attraverso la preghiera in “Limba”.
Le Voci di Sa Nuraghe hanno accettato l’invito alla preghiera nell’antica lingua dei padri, quella di Eusebio da Cagliari, primo evangelizzatore di queste montagne, inviato 1700 anni fa da Papa Giulio I a compiere l’opera missionaria nella vasta regione pedemontana affidatagli come primo vescovo di Vercelli, nel Piemonte ancora pagano.
In cima alle vallate che convergono su Biella, sorgono antichi luoghi di culto precristiani, convertiti alla nuova Fede dalla predicazione del sardo Eusebio, continuata dai suoi successori: Gaudenzio a Novara, Esuperanzio a Tortona, Eustasio e Grato ad Aosta, Eulogio a Ivrea, Massimo a Torino, tutti venerati come santi.
Nel Biellese, la continuità della predicazione eusebiana è testimonia dalla profonda radicata tradizione popolare giunta fino a noi che fa risalire a Eusebio da Cagliari l’introduzione del culto mariano ad Oropa, attestato, tra l’altro, dal titolo di Maria, venerata come “Deipara”, Madre di Dio.
Parimenti alle falde del Mombarone, sorge un altro santuario con al centro il simulacro della Vergine, bruno come quello di Oropa, con il titolo di “Madonna di Loreto”.
In cima alla Valle d’Andorno, un terzo santuario intitolato a San Giovanni detto “della Balma”, caso unico al mondo nel complesso della venerazione santorale dedicata al “Battista”. Al pari di Oropa, l’antico luogo di culto è una balma, un riparo sotto roccia in cui ancora oggi è allocata la statua raffigurante il precursore del Salvatore.
Simmaco Cabiddu