Un passo dietro l’altro, il film di Gianni Tetti, (ISRE 2010), è la storia di una conquista.
La fatica per la normalità di un gruppo di persone svantaggiate dal punto di vista della salute mentale, ma con un grandissimo supporto sia familiare che sociale.
Non è un film sulla bellezza della Sardegna, ma si vedono dei bellissimi sardi. Uno di quei film che, fatti ad Hollywood, farebbero prendere l’Oscar alla star di turno, invece qui le persone son vere, son vere soprattutto le emozioni; vengono fuori dalla schermo con tutta la loro forza.
Si affronta il tema della disabilità, dell’autismo in particolare, senza pietismi, con un film documento che fotografa in maniera lucida e forte la realtà di queste famiglie.
La storia parte con l’annuncio di “10 giorni alla gara”. Di cosa si tratti, lo si capisce man mano.
Ad uno ad uno si presentano i protagonisti, ognuno con una sua storia, ma che tende drammaticamente a ripetersi: la scoperta della malattia, la lotta dei genitori per cercare di inserirli in una società e, soprattutto, una scuola che non li vuole. In particolare, è proprio la scuola che “esce a pezzi” da queste storie: ragazzi abbandonati in bidelleria, scacciati dall’aula perché disturbatori, a cui viene impedito di frequentare e di dare gli esami da maestri e insegnanti professionalmente miopi.
È toccante l’intervista che legge uno degli operatori sul rapporto che si è creato in classe, in particolare con una delle insegnanti, che lo fa sentire un peso morto, e come i genitori si siano trovati letteralmente a lottare per ottenere considerazione per i propri figli da parte della scuola.
Quello che, invece, esce dai ragazzi, anche se riduttivo chiamarli così perché alcuni sono uomini e donne maturi, è una grande passione per quello che fanno, la voglia e il bisogno di stare con gli altri.
I racconti dei genitori e degli operatori dell’associazione Filippide, narrano di atleti che non vedono l’ora di allenarsi, di ragazzi che amano aiutare nei piccoli lavori agricoli o artigianali, e quanto sia importante per loro avere obiettivi da raggiungere, che gratificano e danno slancio per continuare.
In particolare la storia di Massi è toccante e dimostra che tutti possono in realtà fare qualcosa in situazioni simili: all’inizio non riesce ad uscire che per fare cento metri per andare al bar ma, quando un amico lo porta con sé nel suo pub, man mano acquisisce competenze fino a diventare un esperto cameriere da ormai 25 anni.
In pratica la storia comincia tre anni prima, con l’idea di far fare attività sportiva a ragazzi autistici e cresce man mano, insieme alle famiglie che entrano nell’associazione, riuscendo a trovare il modo per insegnare un po’ di indipendenza a soggetti che, se lasciati senza assistenza, rischiano una chiusura totale.
L’inizio è difficile, gli operatori raccontano che nei primi allenamenti non si riusciva quasi a farli correre, ma poi arrivano le soddisfazioni per ogni piccola conquista.
E così cominciano le gare in giro per l’Italia e persino fino a Praga; qualcuno va in piscina, qualcuno sviluppa la passione per la musica e il canto.
Le testimonianze dei genitori sono toccanti: il papà di due fratelli entrambi autistici, racconta quanto sia stato difficile affrontare anche chi gli chiedeva come mai avesse voluto un altro figlio, come se questa disgrazia glielo dovesse impedire.
Un altro, invece, afferma che, dopo tutte le difficoltà, se fosse arrivato un altro figlio lo avrebbe voluto identico al primo. Poi viene fuori l’amarezza pensando a quello che sarà dei loro figli una volta che loro non ci saranno più, ma anche qui ci sono già progetti, magari castelli in aria, mai rassegnazione.
Intanto la gara si avvicina e cresce la tensione: gli atleti voleranno fino a Siracusa, accompagnati solo dagli operatori per partecipare ad una gara podistica. I genitori andranno a vederli ma non saranno con loro né in viaggio né in albergo.
Arriva la partenza e questi ragazzi si comportano come una classe in gita scolastica: si divertono insieme, ballano e scatta persino una storia d’amore.
I sorrisi e la gioia di vivere saltano fuori, debordano dallo schermo.
Alla gara tutto è perfetto: l’emozione della partenza, la fatica della corsa in una splendida città e l’arrivo trionfale.
Unico neo, un organizzatore della gara che, vedendo uno dei ragazzi disabile, vuole fargli finire prima la gara… ci risiamo.
Il finale è toccante e i racconti degli operatori dell’associazione Filippide sono da commozione pura. Un pianto liberatorio, una gioia immensa… come vincere un campionato del mondo.
Marco Laurora Desogus
Ciao a tutti,
sono Gianni Tetti, ho saputo dall’ISRE della proiezione del mio film “Un passo dietro l’altro” nel vostro circolo, e ho letto oggi la bellissima recensione del film.
Vi ringrazio molto e spero di incontrarvi un giorno.
un abbraccio
Gianni Tetti