Ventun giugno 1668: don Agustin de Castelvì, marchese di Laconi, “Prima voce“, “Primo ministro” dello Stamento militare, uno dei tre bracci del Parlamento del Regno di Sardegna, muore in un agguato a Cagliari presso la carrer Mayor del Castell.
Il venti maggio 1668, dopo più di un anno di permanenza a Madrid, il marchese era rientrato in Sardegna, sconfitto ma accolto da eroe per aver lottato alla corte di Madrid.
Il ventun luglio dello stesso anno viene assassinato, poco distante, il viceré spagnolo marchese di Camarassa. Due delitti a distanza di un mese.
La “Prima voce” dei Sardi aveva osato chiedere alla Corona di Spagna, a fronte del donativo di settantamila ducati d’oro, le ultime tasse versate dai Sardi alla Spagna, nuove condizioni di fatto e di diritto, articolate in cinque punti:
- Le tasse dovevano essere corrisposte in cambio delle richieste che venivano fatte dai Sardi;
- Le cariche governative, civili, militari e religiose, dovevano essere date ai Sardi e non agli Spagnoli;
- Nessuno poteva essere imprigionato senza un motivo;
- Gli Stamenti, il Parlamento sardo, e non il viceré, avrebbe dovuto decidere se mettere nuove tasse;
- Le regole sul governo della Sardegna dovevano essere controllate dal Parlamento sardo e non dal viceré.
Questo si ripeterà praticamente identico verso la fine del secolo successivo, quando una delegazione sarda andrà a Torino per ottenere gli stessi diritti chiesti sotto gli Spagnoli.
Anche allora le richieste non furono accettate e questo provocò l’insurrezione popolare del 28 aprile 1794, quando tutti i funzionari e i militari piemontesi verranno cacciati dall’Isola.
Identiche le richieste presentate, identico il rifiuto, identiche le reazioni, cambiano solo le date e il momento storico, ma resta la sensazione che, a volte, i Sardi e il loro territorio tendano ad essere sfruttati dagli altri.