Giovedì 18 aprile, al Circolo Su Nuraghe di Biella, si è svolto un Caffè letterario organizzato in collaborazione con VocidiDONNE, un’associazione di donne di età e provenienza diverse che organizzano iniziative culturali e di impegno civile, volte ad aumentare l’autodeterminazione delle donne, le loro conoscenze, il loro impegno e interesse a diventare parte attiva della società. Il Caffè letterario è un iniziativa che VocidiDONNE organizza tutti gli ultimi giovedì del mese in luoghi itineranti.
Un pubblico numerosissimo, principalmente femminile, ha partecipato all’incontro-confronto sul libro “Accabadora” di Michela Murgia, introdotto e coordinato da Marina Deandrea, seguito dalla lettura di brani da parte di Paola Mazzuccato e Rita Atzei, dagli interventi di Battista Saiu, antropologo, presidente di Su Nuraghe, di Carlo Peruselli, Direttore della Struttura di Cure Palliative dell’ASL BI e di Gian Andrea Rivadossi, dirigente medico della Struttura Complessa Neurologia dell’ASL BI.
In apertura di serata, i partecipanti sono stati accolti da profumi e gusti di Sardegna con piatti tradizionali a tema, appositamente realizzati da Paola Saiu e Aldo Desogus, tra cui, oltre agli immancabili “mallureddos“, “papassinos” e “panadas“, “s’aranzada“, il dolce di mandorle tostate e buccia d’arancia carammellata, più volte citato nel romanzo “Accabadora”.
Accabáre in sardo logudorese è un termine che significa ‘finire, terminare‘ (es. un lavoro); anche nel senso di ‘far morire un malato terminale o un ferito gravissimo‘ nel senso di ‘completare l’esito‘ della malattia o delle tribolazioni; nel logudorese figurato – informa l’etimologo Salvatore Dedola – significa ‘completare‘, per esempio, la distruzione economica di un miserabile; nel sardo campidanese, è diffusa l’espressione: accabbàdda, ‘finiscila!, smettila!’, accabbu ‘fine, termine‘.
Nel Dizionario Etimologico Sardo, il linguista tedesco Max Leopold Wagner crede siano parole derivate dallo spagnolo acabar ‘id.’, acabo ‘termine’. Invece i termini spagnolo e sardo sono mediterranei – sostiene Salvatore Dedola – con base etimologica comune nell’accadico aqqabu ‘rimanente’ < forme aramaiche. Ma va tenuto presente che la base arcaica di questi concetti si ha nel sumerico a-kab ‘portar via con la forza’ (in cui a ‘forza’, kab ‘portar via’).
Giovanni Usai
Sale di Su Nuraghe durante il caffè letterario Accabadora