Lo scorso fine settimana si è tenuto a Biella, nelle sale del “Punto Cagliari”, il terzo appuntamento del sedicesimo ciclo Su Nuraghe Film, con la presentazione de “L’arbitro”, opera realizzata nell’anno 2013 per la regia di Paolo Zucca.
La lezioni di cinema “per conoscere la Sardegna attraverso il film d’autore” è stata affidata ad Alessandra Pezzuto Floris, sarda di seconda generazione, nata a Biella da madre di Guspini (Cagliari) e padre di Gorgo al Monticano (Treviso). Ai giovani nati fuori, lontano dalla Sardegna, il compito di presentare pellicole di autore o argomento sardo, con lo scopo di coinvolgere nella vita associativa le nuove generazioni, alla scoperta dei valori dell’identità, attraverso la conoscenza e lo studio della grande Isola.
Un vero e proprio rito di passaggio, entrata in società caratterizzata dalla presenza della famiglia naturale e di quella allargata. Ad accogliere Alessandra con marito, figlio e genitori, anche la madrina di battesimo che, per l’occasione ha preparato i dolci di su cumbidu, l’immancabile rinfresco caratteristico nella comunità tradizionale, ben attivo e consueto negli incontri tra Sardi che vivono a Biella. Forma partecipata di condivisione attraverso la materialità del cibo realizzato quasi sempre secondo moduli tradizionali, a volte con apprezzate influenze, contaminazioni e rielaborazioni locali ed esotiche.
Eulalia Galanu
Scheda del film
Il film racconta la storia dell’Atletico Pabarile, la squadra più scarsa della terza categoria sarda che viene umiliata dal Montecrastu, la squadra guidata da Brai, arrogante padrone delle campagne abituato a vessare i contadini dell’Atletico. Il ritorno in paese del giovane emigrato Matzutzi rivoluziona gli equilibri del campionato e l’Atletico comincia a vincere una partita dopo l’altra. Le vicende delle due squadre si alternano con l’ascesa professionale di Cruciani, arbitro ai massimi livelli internazionali che pagherà cara la sua ambizione.
Tutto il film è girato in b/n per ottenere il grado massimo di astrazione dalla realtà e dal tempo. Non sono riconoscibili luoghi e non ci sono riferimenti temporali, anche se la scelta degli abiti e degli ambienti ricordano gli anni sessanta. Sono presenti diversi riferimenti ai film western, come le strade di paese, arse dal sole, i campi di calcio di campagna e i cavalli.
Il tifo per le due squadre è accecante, coinvolge tutto il paese, i calciatori vengono reclutati come soldati e accolti al rientro delle partite come reduci da battaglie decisive.
All’interno del film coesistono parti ironiche, grottesche, di violenza e un registro comico, epico e grottesco, con una continua contrapposizione tra toni lati e toni bassi. Esemplificativi gli allenamenti degli arbitri, raffigurati come ballerini, con movenze grottesche, con musiche da sala da ballo, raffinate che creano contrasto con la rabbia e la violenza che esplodono durante le partite di calcio.
La fotografia risulta molto elegante e ricercata.
Alessandra Pezzuto Floris