Domenica 31 agosto 2014, alle ore 9.30, presso il Santuario Mariano Eusebiano Alpino di Santa Maria di Oropa, si è svolta l’annuale rievocazione della “chiusura dei cancelli” del sacro recinto, aperti a maggio con analogo rito.
Un gesto semplice ma ricco di significati che rimanda alla responsabilità che la Città di Biella ha sul Santuario, alla cui gestione partecipano la componente civile e religiosa, governato pariteticamente dai canonici di Santo Stefano e dal Consiglio comunale, vescovo e sindaco in primis.
Per l’occasione è stata inalberata la Mazza civica, la massima insegna del potere cittadino, portata e scortata dalla Guardia municipale in alta uniforme, a fianco del sindaco che con le antiche chiavi chiudeva il cancello principale e poi quello a monte, assistente il rettore canonico don Michele Berchi.
Da duecento anni, la maestosa insegna accompagna i Biellesi pellegrini ad Oropa, a fianco del primo cittadino. Venne eseguita nel 1814 in sostituzione di quella d’argento, donata, al pari di quella del Capitolo della Cattedrale, al Governo provvisorio piemontese costituitosi nel dicembre 1798.
Con la Restaurazione, il ritorno della monarchia e il rientro da Cagliari del Re di Sardegna, il Comune decise di dotarsi di una nuova Mazza di rappresentanza – questa volta in legno dorato – incaricando l’architetto e ingegnere Nicola Tarino di studiarne la foggia. Sulla sommità, formata da tre medaglioni riproducenti ciascuno la Madonna di Oropa, lo stemma del Regno di Sardegna e della Città di Biella, altrettante epigrafi: “Deipara Protegente; Rege Sardiniae Imperante; Bugellae Civitas Felix”, abbreviate in: DEIP. PROT. – REG. SAR. IM. – BUG. FX.
Se nella capitale sarda è rimasta sempre in uso la Mazza viceregia, simbolo regale dell’Isola, portata a cavallo dall’alternos durante la processione di Sant’Efisio, Biella, in alternativa al gonfalone della Città, forse la sola in Piemonte, può fregiarsi ancora dell’antica insegna d’onore del corpo decurionale, in uso già dal 1660, dopo la concessione delle Patenti ducali di infeudazione.
Simmaco Cabiddu