Lunedì 14 luglio, alle ore 21, a Graglia, in via Canale, 3, conferenza del prof. Battista Saiu su “Culti arborei in Piemonte, donne con gli alberi in testa” – proiezione di immagini inedite del Piemonte folclorico – “Vita d’Artista”, appuntamenti quotidiani per il mese di luglio coordinati da Anna Lasiu, Patrizia Bartolomei, Michele Facenna ed Eralda Zuccoli – rinfresco offerto da “Cà di Celeste e di Rosa” – ingresso libero
In un centinaio di località piemontesi sono le donne a portare in testa, su cercini, alberi in processione in onore della Madonna o del santo patrono. In alcuni casi, agli elementi botanici sono associati pani di carità distribuiti a fine cerimonia, a seconda delle località, i simulacri arborei hanno nomi diversi: cavagnette e ginostri nelle Valli dell’Ossola; axente nel Canavese; matarille nel Torinese; rama, carità nelle Valli di Lanzo; bran, branc, nella Valle di Susa; maggio, pruento, fouassa nel vasto Cuneese; fiori di san Valerio nell’Alessandrino; maggio, pane, carità, nell’Astigiano: Rami della leva, e fiori all’occhiello, sono presenti tra i coscritti di ad Arborio, nel Vercellese, a significare il passaggio all’età adulta e alla maturità sessuale. A Novara sono noti i fiori di san Gaudenzio realizzati in ferro forgiato in occasione della festa patronale di gennaio.
Per reggere il maestoso bran, l’albero alto circa tre metri, portato in testa a Giaglione (Torino), in Valle di Susa, la priora è aiutata da due giovani coscritti che le poggiano in testa la struttura arborea del peso di quasi trenta chilogrammi.
In oltre la metà dei 1.206 comuni della Regione Piemonte, sono attivi diversi culti arborei, frammento meridionale de vasto panorama folclorico europeo: alberi issati dai ragazzi della leva, innalzati davanti alla chiesa, sul sagrato o su antichi cimiteri; tronchi razziati, portati in corteo, accompagnati da suoni e danze; decorati con nastri colorati, luminarie, fazzoletti e scampoli di stoffa, salami e forme di formaggio; alcune piante, portate in chiesa e benedette, alla fine della cerimonia sacra vengono smembrate e i rami venduti all’incanto; più sovente, dopo la benedizione del sacerdote in cotta e stola, le piante, posizionate sulla pira, sono incendiate in forma di falò: pescia nell’Ossola, scarli nel Canavese, alberi dell’abbondanza nel Biellese: dati alle fiamme secondo precisi rituali per predire auspici e divinare il futuro dall’andamento di fiamme, fumi e faville.
Simmaco Cabiddu
Ringrazio e mi complimento per l’interessantissima conferenza del Prof. Saiu.
Colgo l’occasione per fare a tutti voi i miei auguri per una buona estate.
Molto cordialmente
Cristina Vernizzi