È oramai ultimata la lunga rete, pronta per accogliere i ricami a modano che le “Donne del filet” di Su Nuraghe hanno deciso di donare al santuario di Oropa, nuovo prezioso corredo per l’antico sacello eusebiano.
Dopo aver trasferito e adattato i disegni su carta quadrettata, inizia il compito più difficile, quello della realizzazione dei ricami con aghi e navette, mettendo in ponderata tensione il canovaccio. Per l’occasione verrà utilizzato il telaio di Suor Maria Battistina, al secolo Caterina Sotgiu, “Pietatina” di clausura al Cottolengo di Biella, lasciato in eredità alla nipote Antonietta che nel 1939 l’aveva raggiunta da Bosa.
Così, il vecchio telaio delle Sotgiu, rinasce a nuova vita, grazie all’utilizzo continuato di “zia Antonietta”, l’anziana iniziatrice del corso di filet che ogni mercoledì riunisce a Su Nuraghe le sue discepole, tramandando cultura e memoria materiale attraverso il gesto e la parola.
Nel mentre, altre Donne del filet lavoreranno sulle stoffe di lino provenienti dalle telerie Fratelli Graziano di Mongrando, ricamando altri motivi ornamentali, inserendo, inoltre, i 22 nomi delle operatrici coinvolte nella realizzazione del nuovo arredo sacro.
Ora, è possibile ammirare le diverse fasi di esecuzione affacciandosi alle porte di Su Nuraghe, in via Galileo Galilei, 11, a Biella. Info Grazia 3294236841.
Eulalia Galanu
E’ veramente stupendo il fatto che il filet sardo sia sbarcato ad Oropa.
Per quanto mi riguarda, se fossi stata assessore della regione Sardegna, sarebbe sbarcato anche in America.
Conosco il valore del tipo di lavoro a filet in quanto mia madre, Maurizia, è stata, senza forse, la più grande ricamatrice di filet del mio paese.
I suoi lavori – realizzati insieme a quelli di A. Cambilargiu -, fanno bella mostra di sé nella nostra parrocchiale.
Io stessa a casa conservo delle sue realizzazioni che vengono chieste in visione da tantissime persone e per le quali ho ricevuto richieste di acquisto di parecchie mila euro.
Riguardo al filet di Osilo, lo storico Costanzo Deliperi scrisse – a suo tempo – un saggio interessantissimo dedicato al filet in generale ed in particolare al filet realizzato a Osilo. Il saggio si intitola ” le abili mani delle donne di Osilo”.
Fermo restando che sicuramente le mani delle donne di Osilo saranno abili quanto quelle di Bosa, la differenza sta in un unico particolare: la rete fatta ad Osilo (sto parlando di ieri, non di oggi)è più tenace, più tirata e realizzata con un tipo di cotone perlato n.70 che oggi non si trova più.
Io ne possiedo un piccolissimo esemplare, un gomitolino di pochi grammi realizzato con gli avanzi dai lavori di mia madre.
Complimenti, dunque ai lavori de “su nuraghe” e all’azione di propaganda che codesta associazione svolge.
Asta luego
Giovanna