Festa degli alberi – domenica 25 ottobre, ore 12, cerimonia a Nuraghe Chervu in applicazione della legge n.113 del 29 gennaio 1992 che impone l’obbligo di piantare un albero per ogni neonato – verranno messi a dimora ginepri provenienti dall’Ente Foreste della Sardegna – scolpiti i nomi dei nuovi nati nella Comunità di Su Nuraghe su ciottoli bianchi della Bessa delle cave Barbera di Cerrione
I ciottoli sono gli assoluti protagonisti del peculiare paesaggio della Bessa. Sono disposti in grandi cumuli di origine antropica, in un’area di grande estensione, come risultato dell’attività mineraria, che nell’antichità ha interessato le alluvioni aurifere in questa regione del Biellese.
Mineralizzazioni aurifere sono spesso associate a vene di quarzo metamorfico, in Val d’Aosta e altre regioni del Piemonte.
Durante gli episodi di erosione che hanno interessato questi corpi quarziferi, i “grani” d’oro, per effetto del loro peso specifico superiore, durante il trasporto fluviale si separano dal quarzo e vanno a depositarsi nelle cosidette “trappole” (depressioni sul letto dei torrenti). In occasione di periodi di piena i ciottoli di maggiori dimensioni, cosi come l’oro, vengono trasportati più a valle, in zone di minore energia e pendenza, come le anse fluviali, dove si depositano in livelli ad elevata concentrazione di minerali pesanti (tra gli altri granati, magnetite, e l’oro appunto), dando luogo a un giacimento alluvionale.
Nel caso specifico della Bessa, il tratto fluviale probabilmente più ricco in oro è il segmento del fiume Elvo, fra Mongrando e Borriana1: diversi autori concordano nell’attribuire questo fatto alla circostanza che il torrente lambisce i depositi fluvioglaciali laterali dell’anfiteatro morenico di Ivrea, contenente i prodotti dell’erosione dei rilievi alpini e il quarzo aurifero.
Questi processi hanno permesso la formazione delle concentrazioni aurifere che hanno attirato i Romani, e le popolazioni che li hanno preceduti. Ma ad attrarre i Romani non è stata solamente la presenza d’oro. I ciottoli che si possono osservare anche attualmente nella Bessa rappresentano tipi di rocce (litologie) metamorfiche differenti. Alcuni di essi sono caratterizzati da una colorazione bianca: si tratta di quarzo (chimicamente SiO2) particolarmente puro (chiamati anche “Pietre bianche” o anche più in generale “Pietre focaie”.
Recenti studi (Quaglino G., 20152), suggeriscono l’interessante e ragionevole ipotesi che anche nel passato il quarzo sia stato oggetto di una specifica attività estrattiva per la produzione di vetro. La silice infatti costituisce la principale materia prima nella produzione vetraria. L’autore fa anche notare che nel Biellese e nell’Eproediese, è possibile reperire le altre materie prime necessarie alla produzione di vetro (Potassa, derivata dalle ceneri del Faggio o della Quercia, calcare dolomitico, arsenico usato come affinante, e altri minerali i cui ossidi erano utilizzati per fornire una colorazione specifica al vetro).
A ulteriore supporto di tale teoria sembra contribuire il ritrovamento nel 1985 presso Cerrione, di alcune sepulture con lapidi caratterizzate da iscrizioni latine, dotate di corredo. Tra gli oggetti appartenenti ai corredi si possono annoverare 109 manufatti di vetro, di grande bellezza3, presumibilmente prodotti nel Biellese.
Va inoltre ricordato che l’industria vetraria romana aveva una grande inventiva e sperimentava nuove tecniche di lavorazione, utilizzando ad esempio l’oro, in concentrazioni minime, per produrre vetro di colore rosso. Il vetro inoltre godeva di uno status particolare tra i romani, tanto che spesso veniva usato come “gemma” nei gioielli.
Viene quindi naturale pensare che i Romani abbiano visto nelle alluvioni della Bessa una facile sorgente di approvvigionamento di quarzo, che poteva essere estratto semplicemente selezionando i ciottoli bianchi, macinandoli e miscelandoli nelle giuste proporzioni agli altri componenti della miscela di materie prime necessarie a produrre un vetro colorato o trasparente.
Ma ancora, con la tesi proposta da Quaglino, si può meglio spiegare la grande estensione dei lavori minerari della Bessa, con lo spostamento di milioni di tonnellate di ciottoli, difficile da giustificare per l’estrazione esclusiva di oro da un giacimento alluvionale a non altissimo tenore.
Fabio Granitzio
Programma della festa degli Alberi
Sabato 24 ottobre
Ore 16,30 – OROPA – BASILICA ANTICA, partecipazione alla Messa e miniconcerto
Ore 21,00 – CANDELO – Chiesa S. Lorenzo Concerto di cori “Nugoro Amada” di Nuoro, “La Campagnola” di Mottalciata e “Candeloincoro” di Candelo.
Domenica 25 ottobre
Ore 10,15 – BIELLA – Piazzetta Alberto Ferrero Della Marmora, salve dei Fucilieri di Su Nuraghe, intrattenimento con la Banda Musicale di Candelo.
Ore 10,30 – BASILICA SAN SEBASTIANO Missa Majore officiata da don Ferdinando Gallu e padre Daniel Stanislav, decorata con canti in Limba sarda e in Lingua latina dal coro Nugoro amada di Nuoro.
Ore 12,00 – NURAGHE CHERVU (via Lago Maggiore), “Festa degli alberi un bambino, una pianta” con la piantumazione di ginepri provenienti dell’Ente Foreste della Sardegna, messa a dimora di una pianta per ogni nuovo nato nella comunità di Su Nuraghe di Biella. Partenza dal Piazzale della Pasticceria Brusa, Sfilata con i bambini e le “Donne del Grano” e le “Valette an Gipun” della Valle Cervo. Fucilieri di Su Nuraghe, Sindaco di Biella, Autorità, Cittadini. Omaggio floreale ai Caduti Sardi e ai Caduti biellesi. Canto del “Miserere” intonato dal Coro “Nugoro amada”. Canto dell’Imnu Sardu Nationali accompagnato dalla Banda Musicale di Candelo. Benedizione col grano e benedizione religiosa in lingua sarda impartita dal Cappellano di Su Nuraghe don Ferdinando Gallu.
Ore 13,30 – Pranzo sociale – “Vida loca” (prenotazione al Circolo: 015 34638)
Nell’immagine: Cerrione, cave Barbera, scelta delle pietre focaie.