Si è svolto con successo l’evento “Quando ci chiamavamo Regno di Sardegna”, organizzato domenica scorsa dal Comune di Buronzo e dall’Associazione Cuncordu di Gattinara, dedicato al contatto fra le culture della Baraggia biellese-vercellese e quella della Sardegna tra Gallura e Campidano, nel segno di un elemento comune: il riso, segnatamente quello prodotto dalla “Sa.Pi.Se”, la “Sardo Piemontese Sementi”, produttrice si sementi elette, ottenute dalle terre d’acqua di Oristano per essere seminate nelle risaie piemontesi, grazie all’altissimo potere germinativo che solo la Sardegna può dare. Con i suoi 3.307 ettari di risaia, l’Isola è la prima produttrice assoluta nel Mezzogiorno d’Italia, così come il Piemonte occupa il primo posto assoluto nel Nord della Penisola, con 112.510 ettari coltivati a riso.
Al centro della giornata, il grande pranzo servito nelle sale dell’antico castello consortile, intercalato da interventi di esperti di diverse discipline che hanno accompagnato i commensali in un viaggio fatto di narrazione, sapori e folclore. Un percorso iniziato con Cinzia Lacchia (Strada del riso vercellese di qualità), Marianna Celsi (Sa.Pi.Se., Sardo Piemontese Sementi) e con Tonino Costa (Agenzia Laore – Regione Autonoma della Sardegna), sia in veste istituzionale che di agrario ed enologo esperto di vitigni e vini di Sardegna.
Ricco e variegato il menù, il meglio della cucina isolana, sposata con ingredienti alpini: maccagno biellese per il risotto e pecorino sardo di media stagionatura per i mallureddos; fresco per le seadas, i dolci di formaggio cosparsi di miele, serviti caldissimi, dopo aver gustato carni di pecora allevate a Nule, Sassari. Il tutto irrorato da nebbiolo delle colline di Gattinara (Travaglini Docg e Tre Vigne), vermentino (Canayli Docg – Cantina Gallura, Tempio Pausania) e moscato spumante (Moscato di Tempio Doc – Cantina Gallura, Tempio Pausania), prodotti nelle terre granitiche del Nord-Est dell’Isola e l’immancabile mirto, Mirtus Rosso, di Mie.li.ca. Aresu, di Donori, Cagliari.
Festa di comunità con molti produttori locali di riso accolti dal sindaco, Emiliano Giordano e dal fedelissimo vicesindaco, Davide Deriu, a fare gli onori di casa ai concittadini e al presidente della provincia di Vercelli, Carlo Riva Vercellotti.
Deus ex machina del riuscitissimo evento, Gabriele Ardizio, curatore del Castello consortile di Buronzo e Maurizio Sechi, presidente di “Cuncordu”, l’Associazione Sarda di Gattinara. Iniziativa condivisa dagli abitanti del piccolo centro agricolo e dalla comunità dei Sardi residente in terraferma, rappresentata dai presidenti del Circolo “Sarda Tellus” di Genova, Marco Deiana, del “Su Nuraghe” di Biella, Battista Saiu e del “Giuseppe Dessì” di Vercelli, Galdino Musa.
A conclusione della giornata, lo spettacolo del gruppo folk “Naramì” di Milano, con brevi rappresentazioni sul filo della tradizione, intercalate da applauditissimi balli, danze e canti sardi.
Ancora una volta, Sardi e Piemontesi assieme, così come “quando ci chiamavamo Regno di Sardegna”.
Salvatorica Oppes
Nell’immagine: Il sindaco di Buronzo ritratto tra i componenti del gruppo folk “Naramì” di Milano assieme ad alcuni ospiti.