Con la neve marzolina che copriva di nuovo candore i cortili di Oropa, i Sardi di Biella si sono recati ai piedi della Madonna nera. Il pellegrinaggio si rinnova nella “Domenica di Laetare”, giorno in cui la Chiesa sospende la penitenza che prepara alla Pasqua. Per l’occasione, in sintonia cromatica col rosaceo dei paramenti sacri del sacerdote, i Sardi hanno indossato gli abiti della festa, entrando processionalmente in chiesa al suono delle launeddas. Accompagnati dagli antichi strumenti musicali isolani, davanti all’antico sacello eusebiano, sono stati intonati i gosos, lodi in limba mama, in lingua materna, dove Maria è invocata come “consoladora”, consolatrice.
In tale giorno, interrompendo il tempo quaresimale in cui gli altari sono spogli di fiori e l’organo tace, utilizzato solo per sostenere il canto, è permesso l’uso più ampio di strumenti musicali.
Alla fine della Missa majore cantata in sardo, don Edoardo Moro, canonico del capitolo di Santo Stefano, ha benedetto i semi di frumento che di lì a poco sarebbero stati distribuiti per essere messi a germinare in assenza di luce. Le tenere piantine ottenute, decorate con nastri, fiori e lumini accesi, potranno essere portate in chiesa per decorare l’altare del Santissimo Sacramento il prossimo Giovedì Santo, dopo la Messa che apre il triduo pasquale.
Segni e colori, linguaggi antichi popolarmente noti, custoditi e diffusi dai Sardi.
Eulalia Galanu