Il 24 Giugno a Iglesias l’Associazione Mineraria Sarda ha tenuto la terza edizione del simposio annuale intitolato “Attività minerarie nel bacino del mediterraneo: stato dell’arte” al quale è stato invitato il geologo Biellese Giuseppe Quaglino, autore della ricerca intitolata “Bessa: forse non solo oro” pubblicata dalla Leone & Griffa di Biella, nel gennaio 2015.
L’innovativa ricerca del geologo Biellese sulle evidenze geominerarie della Bessa ha suscitato notevole interesse, ed è stato letta da numerosi esperti del settore, geologi e ingegneri minerari. Quaglino ha esposto alla platea le modalità di coltivazione del placer aurifero secondo tecniche più consone al principio fondamentale di ogni attività mineraria, sia essa attuata in periodi protostorici, storici, attuali e futuri, ossia: “ottenere il massimo profitto con il minimo sforzo”.
Ma la novità della pubblicazione che ha suscitato interesse, e solo nel Biellese qualche perplessità, è stata l’ipotesi che i Romani non estraessero solamente l’oro della Bessa, ma anche un’altra materia prima per loro molto importante: le “pietre bianche” di quarzo purissimo per la produzione del vetro.
Va infatti ricordato che bellissime suppellettili di vetro colorato vennero trovate nel 1985 nella necropoli romana tra i Comuni di Cerrione e Salussola.
L’Archeologa Luisa Brecciaroli Taborelli nel suo libro “Oro, Pane, e scrittura” (Ed. Quasar, Roma 2011), ipotizza che alcuni unguentari (contenitori di profumi), potessero essere prodotti nelle vicinanze del sito di ritrovamento: e dove se non nella vicina Bessa dove era presente la materia prima più importante per ottenere vetro, ossia il quarzo?
Su interessamento del geologo minerario Fabio Granitzio, prospettore sia nel settore delle sabbie silicee che nel settore delle ricerche aurifere presso una multinazionale, unitamente allo stesso Quaglino e, grazie alla collaborazione tecnica di una società multinazionale leader nella produzione di materie prime per il vetro, è in corso la sperimentazione per la produzione di campioni di vetro utilizzando le materie prime reperibili sia in Bessa che nelle sue immediate vicinanze.
Dalle analisi ancora in corso è possibile anticipare che la qualità del quarzo della Bessa è particolarmente elevata tale da renderlo una scelta privilegiata per la produzione, da parte dei Romani, di vetri di particolare purezza e bellezza come del resto è possibile ammirare al Museo del Territorio di Biella. Se la ricerca avrà un esito positivo verrebbe dimostrata la possibilità che oltre all’oro i Romani potevano facilmente produrre il bellissimo vetro trovato nella necropoli di Cerrione.
Giuseppe Quaglino – Fabio Granitzio
Nell’immagine: accumuli di ciottoli, caratteristica del paesaggio della Bessa