Ben oltre Isola e Penisola: “Su bellu est su chi no bies, est in intro”

rappresentanza di Su Nuraghe alla Malpenga

La “Madre dell’ucciso” di Francesco Ciusa è esposta a Pettinengo in via Fiume, 12. Inserito nella Rete Museale Biellese, il Museo delle Migrazioni, Cammini e Storie di Popoli è aperto tutte le domeniche, ore 14:00-19:00. Info e contatti: Idillio, 3343453649 – Ingresso libero.

Sabato scorso, i cancelli della Malpenga si sono spalancati per accogliere una rappresentanza di Su Nuraghe in occasione dell’arrivo dalla Sardegna di Aldo Brigaglia. Marito di Vera Ciusa, Brigaglia è stato invitato a Pettinengo (Biella), per parlare attraverso documenti di famiglia dell’uomo, l’artista e le opere, focalizzando l’attenzione sulla statua in marmo la “Madre dell’ucciso”, opera di Francesco Ciusa. Recentemente ritrovata nella sontuosa villa della collina biellese, presentata in gesso alla Biennale di Venezia del 1907, l’opera marmorea venne acquistata dal conte Vittorio Buratti nel 1942 per 68.000 Lire dalla Galleria d’Arte di Paolo Triscornia di Ferdinando, marmi greggi segati e lavorati di Carrara, unitamente ad altre statue per impreziosire parco e saloni della principesca abitazione. In quegli anni, la storica dimora, una delle più sontuose della collina biellese, era sede di decisioni e d’incontro dei più importanti personaggi della politica e dell’economia del tempo. Altro luogo di incontri dell’alta società, erano le salette riservate del centralissimo “Mighela”, lo storico bar dei Sardi inaugurato nel 1901 tra via Vescovato e l’attuale via Italia.
Tra i frequentatori abituali, Giuseppe Biasi, pittore sardo, dal 1938 di casa a Biella, amico di Francesco Ciusa col quale aveva anche condiviso lo studio a Sassari. Alla fine degli anni Trenta del Novecento, fermento culturale e artistico, e non solo economico interessava “la città della lana”. Mighela e Malpenga erano due cardini. Centinaia le firme registrate alla Malpenga nel 1939 apposte dai “Gitanti della Società Artisti e Patriottica”.
Con Francesco Ciusa, la Sardegna entra nella storia dell’Arte italiana del Novecento, ben oltre i confini di Isola e Penisola.
Migrazione di arte e cultura, non solo umili braccia. Arte materiale e filosofia che si intrecciano, ben evidenziate nell’aneddoto familiare riportato da Aldo Brigaglia durante la conferenza di Pettinengo. “Ite ses bidende?”, “cosa stai vedendo?” chiede Francesco al nipote Mario Ciusa Romagna davanti alla statua del Mosè di Michelangelo custodita a Roma in San Pietro in Vincoli. “A Mosè”, “Mosè”, risponde il nipote un po’ stupito dalla domanda strana e un po’ provocatoria. “A Mosè?”. Ribattè con ironia lo zio. E continuò: “Bah! A Mosè lu bìene tottus. E atteru?” “Mosè lo vedono tutti. E altro?”… “Su bellu no est su chi bies, ma su chi no bies. Su bellu est in intro…”, “Il bello non è ciò che vedi, ma ciò che non vedi. Il bello è dentro…”.
Parenti dell’artista sardo e pubblico sono stati accolti nell’oratorio di san Grato e sant’Eusebio di Gurgo dalle note “Pettinengo”, il cui titolo è il nome stesso del paese, canto di benvenuto eseguito dagli abitanti del cantone. A pochi passi, nella sede del Museo delle Migrazioni, Cammini e Storie di Popoli, tra diverse collezioni è possibile ammirare la “Madre dell’ucciso”. A fianco della porta d’ingresso una targa “istituzionale” indica il bene extraterritoriale donato alla Regione Autonoma della Sardegna in memoria di Gastone Mazzia, figlio di biellesi emigrati in Francia.

Simmaco Cabiddu

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