Col ritorno dell’ora solare, il Museo delle Migrazioni, Cammini e Storie di Popoli di Pettinengo di via Fiume, 12, resta aperto, visitabile tutte le domeniche, dalle ore 15, alle ore 17 – Info e su prenotazione: Idillio, 3343452685 – Ingresso libero.
Inserito nella Rete Museale Biellese assieme ad altre 28 cellule museali, durante la stagione estiva, il Museo delle Migrazioni, Cammini e Storie di Popoli ha accolto oltre seicento visitatori, di cui 327 nei 17 giorni di apertura domenicali monitorati dalla Rete Museale che dall’anno 2012 coordina e promuove diverse sedi espositive presenti sul territorio biellese.
Il Museo di Pettinengo, inaugurato lo scorso 29 aprile, nasce in seguito alla donazione dello stabile da parte della Famiglia Mazzia, Biellesi emigrati in Francia. È bene extraterritoriale della Regione Autonoma della Sardegna, in usufrutto al Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe di Biella. Con l’allestimento del Museo, la Comunità sarda che vive all’ombra del Mucrone vuole dare ulteriore contributo alla terra di origine e a quella di accoglienza. Un servizio offerto alla collettività, grazie alla prestazione professionale di Matteo Rebuffa, di Candelo, docente laureato in Lingue e Letteratura straniere e Nadhir Toumi, di Gabes (Tunisia), da quindici anni residente a Biella, con formazione universitaria per turismo. Entrambi poliglotti, parlano italiano, inglese, francese, tedesco, arabo e spagnolo, veicolo importante che ha permesso di ben accogliere la piccola, ma pur significativa presenza di visitatori stranieri.
Archiviata l’estate, con l’apertura del nuovo anno scolastico, studenti e insegnanti sono destinatari privilegiati con l’argomento “migrazioni, cammini e storie di popoli” inserito nell’attività didattica. Tema attualissimo, declinato al femminile nell’esposizione di Pettinengo attraverso la migrazione veneta, sarda e piemontese: radici del nostro recente passato per imparare a cogliere e accogliere meglio la realtà del presente.
Simmaco Cabiddu
Nell’immagine: Matteo Rebuffa e Nadhir Toumi accanto a “La Madre dell’ucciso” di Francesco Ciusa.