Migrazione al femminile: fumne/donne sarde a Biella

lavoratori nella cucina dell'Ospedale di Biella

Mese di Maggio. Su Calendariu 2017 è il messaggio, tangibile e visivo, attraverso il quale la Comunità dei Sardi di Biella vuole fornire il proprio contributo alla memoria quale elemento fondamentale per la consapevolezza nell’affrontare il presente e costruire il domani.

Fumne Sarde. Nel contesto delle migrazioni popolari talenti, ricordi e bagaglio culturale individuale e collettivo diventano fondamenta per costruire una nuova “casa” nei siti di arrivo. Le donne sono state protagoniste particolari di tali realtà: a partire dalla fine dell’800 la presenza femminile nei flussi migratori nazionali ha visto progressivamente crescere il suo peso numerico. Laddove si è riscontrato tale fenomeno di frequente le partenze non hanno assunto carattere temporaneo, ma profili di un vero e proprio sradicamento dai territori di nascita, un esodo verso la ricerca di un futuro migliore, coinvolgente, anche in un secondo momento rispetto al primo arrivo del gentil sesso, interi nuclei familiari, strettamente incardinati attorno alla figura della mogli e delle madri. Non isolati sono stati i casi di migrazioni individuali di giovani donne sole. Il Biellese è stato teatro per eccellenza di simili processi. Nello specifico, dal primo Novecento, le locali analisi demografiche hanno registrato l’arrivo dalla Sardegna di un fenomeno migratorio prevalentemente femminile, per lo più canalizzato, oltre che nell’ambito dell’industria tessile e nel settore agricolo, verso il lavoro domestico presso le dimore dell’agiata borghesia e, più in generale, nei servizi a malati, bisognosi ed anziani. Molte di queste donne, progressivamente nel tempo, si sono integrate nel tessuto socio-economico del territorio, diventandone, così, una parte silenziosa ma, talora, in diversi casi, fondamentale nella locale vita quotidiana.

Gianni Cilloco

Nell’immagine: lavoratori nella cucina dell’Ospedale di Biella

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