È di basalto levigato dall’acqua la pietra inviata a Biella, realizzata dallo scultore Gianni Marongiu, per essere collocata presso l’area monumentale di Nuraghe Chervu. Su specifico incarico dell’Amministrazione comunale, l’ha cercata e recuperata lungo “Riu Santa Lucia”, corso d’acqua che scorre nel territorio di Capoterra. Accanto a un elmetto stilizzato, ha scolpito il nome del paese e inciso il numero 41: tanti sono i soldati capoterresi che persero la vita nel Primo conflitto mondiale.
“Per me è stato un grande onore – racconta Gianni Marongiu al giornale Unione Sarda – , realizzare un’opera che ricordi i giovani di Capoterra chiamati al fronte e mai tornati, mi riempie di orgoglio. Non ci sono i loro nomi scolpiti, ma in quel numero c’è la storia di tutti quei poveri ragazzi“.
“Il numero delle vittime incise su quella pietra – afferma il sindaco Francesco Dessì spiegando le ragioni dell’adesione del Comune a questa iniziativa – fa capire quanto fu alto il tributo pagato da Capoterra, che allora non era che un piccolo paese. In quella guerra, oltre a morire 41 ragazzi capoterresi, tanti altri rimasero invalidi. Abbiamo deciso di inviare la nostra pietra – continua il primo cittadino – affinché il numero dei nostri morti possa essere ricordato insieme a quello di tutti gli altri Comuni d’Italia: un modo per condannare gli orrori della guerra, e non dimenticare quanta sofferenza sia in grado di arrecare agli esseri umani“.
Simmaco Cabiddu
Nell’immagine: L’artista Gianni Marongiu e la sua opera realizzata per “Nuraghe Cherrvu” di Biella; il sindaco Francesco Dessì.