Radici e semantica delle parole sarde, rivisitate mediante i dizionari delle lingue mediterranee (lingue semitiche, lingue classiche). Laboratorio linguistico, di storia e di cultura sarda a Biella
La Sardegna è un’isola risparmiata dalle perturbazioni atlantiche, le quali transitano spesso con la loro coda, apportando vento, quasi mai acqua. Una calamità. Però i turisti hanno il vantaggio di visitarla d’inverno senza timore di piogge o di freddo. In Sardegna vige l’eterna primavera. Anche per questo fu sempre celebrata da tutti i popoli rivieraschi. Essi la chiamarono “Tutta un Giardino”: Sardō (di cui Sardinia è l’aggettivo) e fu considerata protetta dalla Dea Luna, la grande e benevola Mater Universalis.
Anche i mesi sardi erano scompartiti seguendo le fasi della Dea Luna, la quale da noi era chiamata Orca.
Orca, Orcu è termine notissimo in Sardegna, rimasto a connotare parecchie domus de janas, tombe di giganti, persino nuraghi, chiamati domu ‘e s’orcu e interpretati, con visione orrìfica, ‘casa dell’Orco’. Ma ciò è dovuto a influsso latino e, parimenti, cristiano! Un influsso e una visione imposti, conculcati. La divinità latina degli Inferi fu facilmente trasformata e plasmata nell’immaginario popolare, ad opera del clero cristiano, come un essere terribile che vive nelle tenebre, nelle caverne, e si appalesa per mangiare i bambini. Indubbiamente quell’operazione fu agevolata dalle circostanze; infatti presso i Latini Orcus indicava tout court l’Averno, il mondo degli Inferi. Orcus è la personificazione del dio dell’Averno. Il quale ha dalla sua parte il nome sumerico urku, ur-gi, ur-ki ‘cane’, e si pensa a Cerbero, il terribile cane dell’Inferno rievocato anche da Dante.
Ma il sardo Orcu, Orca, anche l’it. Orca, hanno etimologia diversa! Il clero cristiano, profittando della similarità dei radicali sumerici ed accadici (sum. urku ‘cane della caverna’ contro accadico Urḫu, Arḫu ‘Dea Luna’), volle trasformare la nostra Orca in un tenebroso essere delle caverne, mettendo paura ai bambini che da quel momento non vollero più onorare gioiosamente la Dea Mater.
Dai popoli euroasiatici, e dal popolo sardo, la Grande Madre dell’Universo fu sempre identificata per antonomasia con la Luna. Ecco la ragione onde il clero cristiano, nell’intento di cancellare e denigrare le religioni precedenti, fece il piccolo sforzo di tramutare Urḫu ‘la Luna’ in Urku ‘(l’orribile) cane della caverna degli Inferi’. Ciò che disgusta, in questa metamorfosi sgradita e menzognera, è che persino l’accademia degli Archeologi non si è accorta della truffa storica perpetrata dalla Chiesa. Nessuno degli archeologi vuole restituire alla Sardegna la propria antica dignità.
Salvatore Dedola,
glottologo-semitista
Nell’immagine: l’incipit “O”, in Giampaolo Mele (a cura di), Die ac Nocte. I Codici Liturgici di Oristano dal Giudicato di Arborea all’età spagnola (secoli XI-XVII), Cagliari: AMD Edizioni, 2009