Altre immagini del IV Novembre a Pozzomaggiore
Durante il loro viaggio per partecipare alla IV edizione di “Gli Orti della Malpenga”, Salvatore Muroni e Luigi Fonnesu, della “Latteria Sociale” di Pozzomaggiore, hanno portato a Biella la pietra con inciso il nome del paese e il numero dei Caduti durante la Grande Guerra.
Realizzata da Alessandro Mariani, laboratorio artigiano per la lavorazione artistica in mosaico del marmo e di altre pietre affini, la lastra di basalto è stata commissionata dal Comune presieduto dal sindaco di Pozzomaggiore, Mariano Soro, accogliendo l’invito della Prefettura di Biella per il completamento di Nuraghe Chervu, area monumentale che verrà inaugurata il prossimo 17 marzo 2019.
In occasione del centesimo anniversario della fine del primo conflitto mondiale, Amministrazione comunale e Parrocchia di San Giorgio martire di Pozzomaggiore hanno anche accolto il suggerimento del Circolo Su Nuraghe di Biella di riproporre l’antica benedizione con il grano, associata a quella religiosa con l’Acqua santa, impartita in Lingua sarda dal parroco, padre Quintino Manca. Risalente all’origine della società cerealicola, lo spargimento rituale del frumento permane come segno sacro di ringraziamento, gratitudine, riconoscenza, augurio, protezione e favore. A Pozzomaggiore è la mamma a benedire figlio o figlia sulla soglia di casa il giorno delle nozze, prima che lo stesso gesto venga ripetuto dalle donne del paese lungo il corteo nuziale. Come antica sacerdotessa, la mamma benedice il figlio e le bandiere religiose di antiche confraternite, prima dell’ardia, audace corsa equestre in onore del patrono e dei santi protettori. Sempre alla mamma è affidato il triste compito di benedire il corpo esanime del figlio – celibe o nubile – prematuramente scomparso.
Durante i mille giorni di guerra, quando a Pozzomaggiore arrivava la notizia – e che notizia! – che andava ad aumentare la sconsolata lista degli 81 Caduti Pozzomaggioresi sui campi di battaglia, al lamento funebre delle prefiche si univa il getto del grano sparso dalle donne del vicinato sulla soglia della casa del nuovo morto.
A cento anni, la cicatrice è ancora ben visibile, testimoniata dai “Presente” pronunciati ad alta voce da compaesani e discendenti, alla lettura dei nomi dei Caduti in guerra, di tutte le guerre. Quest’anno, nel centesimo anniversario, anche l’antico gesto del grano e dei petali di fiori a ricordare e a rendere loro grato e meritato ricordo.
Simmaco Cabiddu
Nelle immagini: Pozzomaggiore, cerimonia del IV Novembre e pietra per Nuraghe Chervu di Biella