Dal comune di Ghilarza e da Zuri sono giunte a Biella due pietre per essere collocate nell’area monumentale di Nuraghe Chervu; entrambe di basalto locale. Grezza quella del comune capoluogo con scolpito il numero dei 64 Caduti di Ghilarza; levigata, finemente incisa e intarsiata la seconda con graniglia di pietra bianca riporta il numero dei Caduti di Zuri (8), oggi frazione di Ghilarza. Attraverso l’opera di maestria artigiana, la piccola borgata vuole rivendicare l’identità di antico comune che con il sangue dei suoi uomini ha contribuito alla Grande Guerra, evacuato ed allagato nel 1923 in seguito al riempimento del lago Omodeo, declassato a cantone della città nota per aver dato i natali ad Antonio Gramsci.
Due pietre significative di un territorio importante della Sardegna testimoniano l’orgoglio e il contributo dell’Isola all’Italia con il sacrificio di un’intera generazione di giovani vite. Inquadrati nella Marina, nei ranghi della pionieristica aeronautica, nei Bersaglieri, negli Alpini, nella Brigata “Reggio”, nella Brigata “Cremona” e nello “Squadrone Sardo”, erede dei famosi “Cavalleggeri di Sardegna, più noti sono i leggendari “Dimonios”, “Diavoli” rossi, i fanti della Brigata “Sassari” che con il loro valore seppero attirare su di sé l’attenzione e l’ammirazione della Nazione cambiando le sorti della guerra dopo la disfatta di Caporetto. Gli oltre 13.600 Caduti della Sardegna, pari a 138 morti ogni mille abitanti, segnano la percentuale più alta rispetto ai 104 morti della media di tutte le altre regioni d’Italia.
Simmaco Cabiddu