Prossimo appuntamento: Giovedì 20 giugno, ore 15:00, Banduleris a spasso per la città, partenza dalla sede di Su Nuraghe, in via Galileo Galilei, 11, con meta la palazzina liberty, sede dell’Hotel Bugella, in via Cottolengo – percorso di 4.800 metri.
Una parte della recente passeggiata dei “banduleris”, i camminatori che dalla sede di Su Nuraghe vanno a spasso per la città, è stata dedicata alla visita dell’interno del Duomo di Biella.
La prima impressione che abbiamo avuto entrando nel Duomo è un senso di maestosa sacralità, accentuato dall’altezza delle navate che riportano una decorazione neogotica “trompe l’oeil” a simulare colonnine, stucchi e decorazioni a rilievo su superfici in realtà piatte.
La navata principale poi è illuminata solo da finestre circolari poste in alto e solo su un lato, mentre altre finestre sono presenti sul fondo delle cappelle, una nel presbiterio e un paio nel tamburo della cupola. La chiesa, dunque, appare non molto luminosa.
Molto particolare anche la scelta dei colori, con varie tonalità di blu scuro, verde scuro e rosso mattone spento.
Al centro della contro facciata si trova un importante affresco raffigurante il martirio del protomartire Stefano, santo che dà il nome alla Cattedrale.
Tutte le cappelle sono chiuse da alte inferriate realizzate in ferro battuto di pregevole fattura artigianale.
Assolutamente degni di nota, nel presbiterio, anche la cattedra vescovile, opera di origine fiorentina del 1431, ed il pulpito in legno intagliato, risalente alla fine del Sedicesimo secolo. Le balaustre dei due balconi sono costituite dai dossali del coro recuperati dalla antica chiesa di Santo Stefano. L’altare maggiore, acquistato nel 1745 dal Santuario di Crea per la Chiesa di Santo Stefano successivamente demolita, fu portato nel duomo nel 1772.
Sempre verso la fine del Settecento venne realizzato l’affresco di fondo che raffigura l’Assunta.
A capo delle due navate si è avuto modo di ammirare i due ambienti: a sinistra, la Cappella del Crocifisso con Cristo in legno dipinto, del Seicento; a destra, la Cappella di Santo Stefano, con antichi affreschi rimossi dalle originali collocazioni e posti su adeguati supporti. Notevoli un Sant’Antonio Abate ed una rappresentazione della Beata Panacea, la pastorella valsesiana uccisa dalla perfida matrigna nel Quattordicesimo secolo.
In corrispondenza dell’ingresso laterale sinistro si trovano gli affreschi più antichi, risalenti alla chiesa demolita: a sinistra campeggia il cosiddetto “Cristo della Domenica,” raffigurante il Salvatore trafitto da numerosi oggetti che gli provocano diverse ferite dolorose e sanguinanti, realizzato da artista ignoto, indicato, come “Maestro del Cristo della Domenica”. Si tratta di rappresentazione popolare, diffusa in Italia nel Trecento, per richiamare i fedeli all’osservanza del precetto festivo. Essendo ritenute non “canoniche” molte sono state distrutte. Così doveva essere, secondo un ordine vescovile emanato nel 1571, anche per quello di Biella. Ordine fortunatamente disatteso.
Nella lunetta centrale della parete si trova una Madonna in trono con Bambino, esempio di un’arte semplice ma di grande vigore espressivo, in cui la mancanza di realismo è compensata dall’intensità emotiva. altri affreschi a rappresentare la Trinità, San Defendente con arcangelo e alcuni bassorilievi di epoca romanica, provenienti dall’antica chiesa.
Giovanni Carta
Nell’immagine: Biella, Cristo delle Domenica