«Campo per famiglie zingare», 85% morti ad Auschwitz

Torino, campo Sinti di Lungo Stura Lazio

Museo delle Migrazioni, Cammini e Storie di Popoli di Pettinengo – la mostra “Omaggio a Tavo Burat, Gustavo Buratti Zanchi” – immagini di Andrea Ciprelli parla delle migrazioni dei popoli Romanì ed è rivolta ad adulti e studenti – Info e prenotazione: Idillio, 3343452685 – Ingresso libero.

Secondo quanto indicato dalle ricerche più accreditate, in particolare quelle condotte da Michael Zimmermann (autore di Rassenutopie und Genozid: Die nationalsozialistische Lösung der Zigeunerfrage, monografia di fondamentale importanza per lo studio della deportazione di Rom e Sinti, sfortunatamente mai tradotta in Italia), almeno l’85% degli «zingari» inviati ad Auschwitz vi morì in conseguenza diretta delle condizioni di prigionia. Percentuale destinata ad aumentare allorché si prendano in considerazione anche i decessi avvenuti tra gli ex prigionieri del «campo per famiglie zingare» inclusi nei trasferimenti verso altri campi di concentramento prima della sua liquidazione.
Sebbene in questo caso sia difficile provare un rapporto di causalità diretta (buona parte dei decessi potrebbero essere avvenuti in conseguenza dell’intenso sfruttamento lavorativo, in particolare nei campi satellite annessi ai campi principali), resta indubbio che il periodo di detenzione ad Auschwitz abbia inciso sulle condizioni fisiche e sulle possibilità di sopravvivenza dei suoi prigionieri.
Come ricordato da un altro storico, Guenter Lewy, «circa 23.000 zingari pretesi Mischlinge [‘di sangue misto, meticci’] asociali vennero internati nel campo per famiglie di Auschwitz senza preoccuparsi soverchiamente del loro futuro destino. Il soggiorno avrebbe dovuto essere illimitato e, in linea di principio, era escluso qualsiasi rilascio. Nell’aprile del 1944, la suocera di una zingara morta nel campo avanzò istanza di rilascio dei figli della nuora. La risposta della Kripo [Polizia criminale] di Essen fu che “rilasci di zingari dal campo zingari sono esclusi in linea di principio”».

Rosa Corbelletto Usai*

* Lavora presso Università degli Studi di Torino, Area servizi agli Studenti – Ufficio Esami di Stato e Segreteria del Senato Studenti. Componente del Comitato scientifico del Museo delle Migrazioni, Cammini e Storie di Popoli di Pettinengo, è curatrice degli allestimenti sulle migrazioni dei Popoli Romanì. Tesi di laurea in Storia dell’Europa (Rom e Sinti nell’Italia fascista. Dalle misure di pubblica sicurezza all’internamento civile). Tesi di dottorato su “Internamento e deportazione di Rom e Sinti dall’Italia”.

Nell’immagine: Torino, campo Sinti di Lungo Stura Lazio (ora smantellato), foto Andrea Ciprelli

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