“A tie terra mia/a te terra mia”, nostalgia dei Sardi in poesia

Bortigali, Nuraghe Tintirriolos

In collegamento transoceanico tra Biella e La Plata (Argentina), la poesia di Nicola Loi verrà presentata martedì 27 ottobre 2020 alle ore 21:00 su piattaforma Google Meet.

Al pari della lirica greca – e di quella indoeuropea in generale -, la poesia sarda è sempre cantata. Ancora ai nostri giorni è improvvisata a “bolu” (a “volo”) nelle gare poetiche su palco, in cui i poeti si sfidano sviluppando temi assegnati a sorte poco prima dell’inizio della competizione. Come in quella greca, tra gli argomenti sorteggiati, la nostalgia, sentimento venato di malinconia verso un qualcosa che non c’è più e che si vorrebbe rivivere; impulso dell’animo verso passate esperienze di vita; reminiscenza di un evento; desiderio di tornare in un luogo del cuore, materiale o immateriale che sia.
La nostalgia del ritorno là dove si è nati, la propria terra, la patria, attraversa anche l’Odissea di Ulisse, spinto dal desiderio di tornare alla sua amata Itaca.
Tema ricorrente nella poesia sarda contemporanea che parla di un passato negato e rimosso dalla storiografia ufficiale o dell’Isola abbandonata per necessità, particolarmente sentito tra i Sardi dell’Altrove. In esso si incarna la parola “nostalgia”, formata dalla fusione dei termini greci “nostos” (ritorno a casa) e “algos” (dolore, sofferenza).
Di questo inappagato desiderio parla la poesia “A tie, terra mia / A te, terra mia”, di Nicola Loi di Ortueri (Nuoro): dodici quartine in endecasillabi, appositamente composte per il Laboratorio Linguistico “Eya, emmo, sì: là dove il sì suona, s’emmo e s’eya cantant”, per imparare a leggere e scrivere in lingua materna contemporanea.

Simmaco Cabiddu


A tie, terra mia

Dae tesu ti canto, terra mia,
Solu da innoghe ti potho ammirare.
Ischi cantu in coro ti cheria.
A t’istringher a mie e t’abbratzare.

Lassadu bi apo su coro,
E cudda zente est semper cun megus.
Ma su no esser’ accanta issoro,
Cun pensamentos che torro a segus.

Ammento cudd’amore chi cun brama,
Ancora forte est intro ‘e sinu.
No at a istudare mai sa fiama,
Pro cantu ‘e vida mi restat caminu.

Cuddos ammentos de ojos de lughe,
Cuddos faeddos nados a sa cua.
Innoghe so in sas penas de sa rughe,
No est presente sa figura sua.

Sardigna m’as dae meda orfanadu,
Ma intro a mie so in cue ancora.
Mancari meda tempus ch’at coladu,
Ma dae te mai m’intendo fora.

Cando penso: sas lagrimas a rios,
Mi falant de continu nott’e die.
Ca mi cheria in sos logos mios,
In bidda mia, gia ischis cun chie.

Sas pianas, sas baddes e muntagnas,
Apo connotu in sa pitzinnia.
Che fogu las intendo in sas intragnas,
Mi mancas dogni die, terra mia.

Sas ardias, sos palios e pariglias,
Mai mancant dae sas festas sardas,
A iscurtare sonos de ischiglias,
No isetto chi s’ora siat tarda.

Bessias colorida in su costumene,
Cun s’ebba murra in die nodida.
Fis pro sa galània tenta a numene,
Pro gratzia e ermosura pius dechìda.

Una bellesa de illuinore,
Figurosa tra tottus singulare.
Comente unu diligu fiore,
In mesu a ruos podet cumbinare.

Devo torrare, est ora pretzisa,
Prima chi mi nd’arrivet sa betzesa.
Ca una ‘oghe mi narat: “ispisa!”
Pius de dinari est cussa ricchesa.

Como, a coa so de custu isettu,
In terra mia che cherzo torrare.
Apo a viver’ cun s’animu chiettu,
Cun chie amo e chi m’at amare.

Nigolau Loi, su 3 de santuaine 2020

A te, terra mia

Da lontano ti canto, terra mia,
Solo da qui ti posso ammirare.
Sai quanto in cuore ti vorrei,
Stringerti a me e abbracciarti.

Lasciato ci ho il cuore,
E quella gente è sempre con me.
Ma il non essere vicino a loro,
Con i pensieri torno indietro.

Ricordo quell’amore che con brama,
Ancora forte è dentro il seno.
Non ha da spegnere mai la fiamma,
Per quanto di vita mi resta di cammino.

Quei ricordi di occhi di luce,
Quelle parole dette sottovoce.
Qui sono nelle pene della croce,
Non è presente la sua figura.

Sardegna mi hai da molto reso orfano,
Ma dentro di me sono lì ancora.
Anche se molto tempo è passato,
Ma da te mai mi sento fuori.

Quando penso: le lacrime a fiumi,
Mi scendono di continuo notte e giorno.
Perché mi vorrei nei luoghi miei,
Al mio paese, lo sai con chi.

Le pianure, le valli e montagne,
Ho conosciuto nella giovinezza.
Come fuoco le sento nelle viscere,
Mi manchi ogni giorno, terra mia.

Le corse equestri, i palii e pariglie,
Mi mancano dalle feste sarde.
Ad ascoltare suoni dei sonagli,
Non aspetto che l’ora sia tarda.

Uscivi con i colori nel costume,
Con la cavalla bigia nel giorno solenne.
Eri per la bellezza tenuta a nome,
Per grazia e avvenenza più affascinante.

Una bellezza di lucentezza,
Appariscente tra tutti singolare.
Come un delicato fiore,
In mezzo ai rovi puoi camminare.

Devo ritornare, è l’ora precisa,
Prima che mi arrivi la vecchiaia.
Perché una voce mi dice: “sbrigati!”
Più di denaro è quella ricchezza.

Adesso, alla fine di questa attesa,
In terra mia voglio tornare.
Vivrò con l’animo in pace,
Con chi amo e che ha da amarmi.

Nicola Loi, 3 ottobre 2020


Nell’immagine: Bortigali, Nuraghe Tintirriolos (foto di Marco Collu)

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