Attività sociale quotidiana del Circolo Culturale Sardo di Biella in tempo di pandemia.
Biancheria dotale o corredi di molte case, pizzi e ricami dai motivi a filet, talvolta destinati all’ambiente sacro di chiese sarde e biellesi, sono pregevoli suppellettili che gettano nuova luce sulle persone che appartengono alla comunità sarda residente all’ombra del Mucrone.
Molte e numerose sono le testimonianze materiali giunte a noi, che rimandano alla Sardegna. Disegni molto vari, realizzati con grande abilità, riproposti anche dalle Donne del Filet di Su Nuraghe.
Nella versione biellese ricreata dalle ricamatrici che tutti i mercoledì pomeriggio si incontrano nelle sale del Circolo sardo, trovano accoglienza e rielaborazione disegni nei lavori eseguiti con altre tecniche di lavorazione, quali i motivi geometrici apotropaici dell’Alta Valsesia: il “puncetto”, pizzo ad ago realizzato attraverso piccoli punti.
Anche taluni segni decorativi bosani rimandano ad un certo tipo di sacralità, pensata per invocare protezione e per garantire l´abbondanza del pescato. In questi ultimi, in particolare, sono presenti ricami a forma di croce, di stella o di fiore, con funzioni votive e benaugurali, in una sorta di magismo popolare volto ad auspicare il rientro incolume dal mare.
Meraviglioso mosaico che permette di vedere un altro aspetto di “Casa Sardegna” presente a Biella: immagini di una realtà ricca di intrecci sardo-biellesi che, una volta di più, dimostrano plasticamente l’articolata rete di storia isolana e piemontese.
Nel tempo presente, la capacità di lettura dei segni dei vestiti è ormai scordata. Tuttavia, nelle reti dei pescatori di Bosa, pur denudate dagli elementi di religiosità popolare, e nelle tovaglie d’altare, fatte a filet, permangono antiche decorazioni, come spighe, gigli e rose. Alcune realizzate, quasi per voto, nei giorni delle recenti restrizioni domestiche.
Simmaco Cabiddu