“Sa cinesa”, tre ottave di Luciano Sechi per Su Nuraghe

Tenente Colonnello Luciano SechiFin dai primordi, il ruolo sociale del poeta e della poesia è stato quello di trasmettere la storia di un popolo, il suo credo e le sue ideologie rappresentati in una cornice mitica ai confini della leggenda.
I versi – quando la scrittura era ancora di là da venire – venivano composti rigorosamente in rima per essere affidati al canto e permettevano una più facile memorizzazione per tramandare il messaggio in modo fedele.
In Sardegna, la poesia è ancora cantata. Sul palco delle feste di paese, non è raro assistere a dispute, gare poetiche a bolu, composte al volo dagli improvvisatori, che si sfidano componendo e cantando in versi su temi sorteggiati a caso poco prima della competizione.
Taluni versi entrano nel parlare comune come detti sapienziali, altri vengono trascritti e riprodotti a stampa, diffusi da venditori ambulanti assieme a foglietti della fortuna.
Da questo antico ceppo, nasce la poesia composta a tavolino, la cui destinazione privilegiata è quella di essere musicata e cantata, rispettando il canone a tonu sardu, sia per contenuti religiosi o politici sia, più genericamente, civili.
In questo ambito si inserisce la poesia “Dimonios”, divenuto inno ufficiale della Brigata Sassari, composto e musicato dal Tenente Colonnello Luciano Sechi di Magomadas (Oristano), all’epoca Capitano in forza alla Brigata.
E di Luciano Sechi è la poesia Sa cinesa (Setzidebos su culu in domo), “La cinese (state a casa)”, rigorosamente composta in endecasillabi, inserita quale sussidio didattico del laboratorio linguistico “Eya, emmo, sì: là dove il sì suona, s’emmo e s’eya cantant”, proposto dal Circolo Culturale Sardo di Biella in tempo di coronavirus.
Il prossimo appuntamento del Laboratorio è martedì 31 marzo, alle ore 21, attraverso collegamento Skype.
“Mando queste tre ottavas dedicate al momento che stiamo vivendo – comunica Luciano Sechi – unitamente al plauso e ai saluti alla comunità isolana che vive all’ombra del Mucrone, ringraziando quanti danno anima e corpo per la salvaguardia della nostra lingua. Ogni stilla gettata nel mare della conoscenza e della cultura serve a non dimenticare, a preservare, a conoscere, a lasciare in eredità un tesoro per chi verrà dopo di noi. Poco interessa – continua il compositore dell’Inno della Brigata “Sassari” – in quale variante della nostra lingua si scriva e ci si esprima… Tutte son belle e significative, espressione dell’anima di ogni più piccolo villaggio. Non sono molto lontani – ricorda – i tempi in cui ai bambini, a cui scappava a scuola qualche parola in sardo, veniva data … una sonora bacchettata. Sono sempre lieto di partecipare, per quel che posso, alla vita culturale del Circolo”.

Simmaco Cabiddu


Sa cinesa
(Setzidebos su culu in domo)

Forzis semus troppu in custa Terra
e Cristos nos dad’un’annaigada
sa zente, timinde e isprammada
obbrigada in domo si ch’inserra(t)
isettende chi passet temporada
e s’ora no siat male fadada.
Sos duttores cun impignu faghent proa
parende front’a custa peste noa.

Gesus est penzende a che leare
sos chi dae primu sa mancia giughiant
ma de siguru no si la penziant
gai de presse su mundu a lassare
ma cuminzat su coro a trimulare
pro sos giovanos chi sa vida gosant.
Finas sas crescias hant serradu,
paret chi Deus sa car’epat ‘oltadu.

Sos betzos timiant pest’ e colera
asiatica, pigotta e ispagnola
ma pariat passada cussa era
chi sos mortos traziant a carriola.
Como semus torrende a cuss’iscola,
a caligunu li faltat s’ispera.
Bastat cumprender chi sanat sa bua
s’addurat dognunu in domo sua!

Lucianu Seche
Su deghe de martu de su duamiza e vinti

La cinese
(state a casa)

Forse siamo troppi in questa terra
E Cristo scuote i rami della vita.
La gente impaurita e spaventata
Si chiude in casa
Aspettando che passi la tempesta
E il momento non sia infausto.
I medici con impegno si lanciano nell’impresa
Contrastando senza paura questa nuova peste

Gesù sta portando via
Coloro che erano già ammalati
Ma che sicuramente non pensavano
Di lasciare questo mondo così in fretta.
Il cuore inizia a tremare
Anche per i giovani che godono la vita.
Hanno chiuso anche le chiese
Sembra che Dio abbia girato il volto da noi.

I vecchi temevano la peste e il colera
L’Asiatica, il vaiolo e le febbri spagnole
Sembrava passato quel tempo
Quando i morti venivano raccolti con le carriole.
Stiamo tornando a quell’epoca
E a qualcuno inizia a mancare la speranza
Basta capire che questa piaga passerà
Se ognuno… rimane chiuso in casa.

Luciano Sechi
Dieci marzo 2020

(traduzione non perfettamente letterale)

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