Verrà presentata il prossimo martedì 29 settembre alle ore 21:00 la poesia “Isula ferida / Isola ferita” di Nicola Loi di Ortueri (Nuoro). Inserita tra i testi del Laboratorio Linguistico “Eya, emmo, sì: là dove il sì suona, s’emmo e s’eya cantant”, per imparare a leggere e scrivere in lingua materna contemporanea. Appuntamento mensile in collegamento transoceanico tra Su Nuraghe di Biella e il Circolo Sardo Antonio Segni di La Plata (Argentina), utilizzando testi e poesie del tempo presente.
Un nesso inscindibile unisce poesia e sofferenza interiore: personale, sociale, privata, collettiva o comunitaria che sia. Nessuno meglio del poeta, che soffre e che partecipa delle sofferenze della sua gente, sa elevare in versi patimenti, paure, angosce.
Parole che risuonano nel silenzio ammutolito di oggi sono i versi che Nicola Loi ha composto per la comunità dei Sardi dell’Altrove, sia quelli all’ombra del Mucrone sia quelli dall’altra parte dell’oceano. Raccontano la quotidianità del presente, tempo sospeso che disorienta ed erode certezze ritenute inamovibili. Con disincanto, le nove quartine parlano dell’“Isola ferita”, colpita da “Fritzas malas pienas de velenu / Frecce malvagie piene di veleno”, dardi scoccati da nuovi predatori arrivati da fuori (dae logu anzenu), “… a muntone tottu balla e sona / … ammassati tutto balla e suona”.
Gli endecasillabi parlano di una Sardegna serena: “Ma poi sos matzones ant isortu / Ma poi le volpi hanno sciolto”; quelle volpi che, con comportamenti incoscienti, hanno invertito, “furriadu”, fatto cambiare l’ordine delle cose in “mala luna”.
Simmaco Cabiddu
Nell’immagine: Arzachena, Nuraghe Prisgionia (foto Marco Collu)