Donne “dae nois sepultadas/da noi seppellite”, riflessioni da Su Nuraghe nei versi di Nicola Loi

scarpe rosse in via Ogliaro a Biella

A Biella, sul muro perimetrale di un vecchio opificio prospiciente la via Alfonso Ogliaro è stata affissa una lunga teoria di sagome di scarpe rosse. Dalle calzature vermiglie, traspare il cromatico messaggio adottato in difesa delle donne; problema ritornato alla ribalta dopo il ritiro americano dall’Afghanistan.
Alla cronaca internazionale fanno riferimento i primi versi della poesia “dae nois sepultadas/da noi seppellite” di Nicola Loi di Ortueri (Nuoro).
Inviata a Su Nuraghe di Biella, verrà inserita nell’antologia di testi del Laboratorio Linguistico “Eya, emmo, sì: là dove il sì suona, s’emmo e s’eya cantant” per imparare a leggere e scrivere in lingua materna nell’idioma parlato oggi che racconta il tempo presente.
Abboghinamus a sos Talebanos,/Ma cantas sorres amus fatu fora./Semus tziviles, semus Cristianos,/A las bochire sighimus ancora”. Vale a dire: “Gridiamo contro i Talebani,/ma quante sorelle abbiamo ucciso./Siamo civili, siamo Cristiani,/a ucciderle continuiamo ancora”.
Versi che, nella loro realistica crudezza, rimandano alle riflessioni di Carl Gustav Jung (1875-1961), psichiatra, psicoanalista e antropologo svizzero, quando parla di quel “meccanismo della proiezione” che ci indurrebbe a proiettare negli altri le caratteristiche scomode di noi stessi. Caratteristiche da noi auto-censurate, perché ci danno fastidio in quanto il fastidio negli altri sarebbe lo specchio della nostra interiorità non accolta, non integrata, rifiutata.

Salvatorica Oppes


Dae nois sepultadas

Abboghinamus a sos Talebanos,
Ma cantas sorres amus fatu fora.
Semus tziviles, semus Cristianos,
A las bochire sighimus ancora.

De amore tenimus bonas bramas,
E custu est bellu a lu fagher’ ischire.
Ma si in coro est abberu ch’amas,
Nara comente faghes a bochire.

Cussu est odiu e no est amore,
Pro chi lu jures in su Sacramentu.
Ne fide, fieresa ne onore,
Poi nachi tenes arrepentimentu.

Cuddas bideas de mer’ ‘e cuile,
Ma ses mere d’erveghes e de bacas.
Bochis a sa reina ‘e su foghile,
Prima ti ‘ochis sas bideas macas.

Sa giustitzia est posta suta terra,
No est posta in difesa de sa zente.
Est abberu bulletinu ‘e gherra,
S’Istadu che-a semper est assente.

Semus abberu a sa moda turca,
Che traitores de su mundu intreu.
Bi cheret una soga e una furca,
Pro lenire de totus custu anneu.

Est abberu sa moda ‘e su machine,
Ca tantu ischint de la fagher’ franca.
Est a los faghes morrer’ anifine,
Incadenados a dresta e-a manca.

Cando chi intendides su lamentu,
Passadelos in lamas de resolza.
Mancari siat pro unu mamentu,
In tuju istringhide sa chintolza.

Ca bastat!! Peus meda ‘e sos Aràbbos,
Chi las tenent che canes in cadena.
Chi ischides sos frades e sos babbos,
Chi siat acabbada custa pena.

Nigolau Loi, su 13 de capidanni 2021

Da noi seppellite

Gridiamo contro i Talebani,
ma quante sorelle abbiamo ucciso.
Siamo civili, siamo Cristiani,
a ucciderle continuiamo ancora.

Di amore abbiamo buoni intenzioni,
e questo è bello a sapersi.
Ma se è vero che in cuore ami,
dimmi come fai a uccidere.

Questo è odio e non è amore,
anche se lo giuri sul Sacramento.
Non fede, fierezza né onore,
poi dici che te ne penti.

Come quando sei padrone nell’ovile,
e sei padrone di pecore e di vacche.
Uccidi la regina del focolare,
ma prima devi uccidere la tua follia.

La giustizia è posta sotto terra,
non è posta in difesa della gente.
È davvero bollettino di guerra,
lo Stato come sempre è assente.

Ci comportiamo davvero alla moda turca,
come traditori del mondo intero.
Ci vuole una fune e una forca,
per lenire tutta questa bruttezza.

È davvero la moda della follia,
perché tanto sanno di farla franca.
Bisognerebbe farli morire lentamente,
incatenati completamente.

Quando sentite il lamento,
predisponete la lama del coltello.
Anche solo per un momento,
al collo stringete la cinghia.

Perché basta!! Molto peggio degli Arabi,
che le tengono come cani alla catena.
Si sveglino i fratelli e i padri,
che sia finita questa pena.

Nicola Loi, 13 settembre 2021


Nell’immagine, scarpe rosse in via Ogliaro a Biella nei pressi della sede di “Teatrando”.

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